Dopo sette anni di processo chiesta l'assoluzione per Silvio Belletti
Nel corso delle udienze non sarebbero emerse prove per sostenere le tante accuse come ribadito dal difensore.
Dopo sette anni di processo il Pubblico ministero ha chiesto l'assoluzione dell'imputato.
Le battute finali
E' attesa per giovedì (24 marzo) in tribunale a Biella, la sentenza dell'eterno processo all’ex presidente di Seab, Silvio Belletti. Intanto, ieri mattina, dopo sette lunghi anni di udienze, la pubblica accusa - rappresentata dal sostituto procuratore Paola Francesca Ranieri - ha chiesto l’assoluzione dell'imputato «perché il fatto non sussiste». Se è vero, come si suol dire, che giustizia lunga non è mai vera giustizia, l'esempio del processo a Belletti calza a pennello. Come ha ben spiegato la piemme durante la requisitoria, nel corso del processo non sarebbero emersi elementi di prova relativi alle tante accuse mosse a suo tempo dal sostituto procuratore Ernesto Napolillo all'esponente politico di sinistra nonché presidente di Seab. Si parlava di tentata concussione, corruzione, abuso d’ufficio e violenza privata: accuse per le quali in difensore, avvocato Andrea Conz, ha ribattuto punto per punto, parlando in talune circostanze di forzature e ribadendo che nessun reato sarebbe emerso nel corso del dibattimento.
Carriera rovinata
Con il rinvio a giudizio e la decisione dell'allora pubblico ministero a Biella di chiedere il processo, Belletti era stato costretto a presentare le sue dimissioni sei mesi prima della scadenza del mandato, mettendo di fatto fine alla sua carriera politica e dando il via all'eterno iter giudiziario che dovrebbe concludersi giovedì con la sentenza.