Nastro per bloccare il detenuto già ammanettato: così sono iniziate le indagini per la violenza in carcere
Una precisazione da parte del procurarore Teresa Angela Camelio. Era stato chiesto l'arresto di sei agenti.
In merito alle presunte violenze perpetrate all'interno del carcere di Biella, il procuratore capo della Repoubblica, Teresa Angela Camelio, ha inviato a tutti gli organi di informazione un comunicato con la quale ha inteso precisare alcuni particolari dell'indagine.
Le precisazioni
"In considerazione della gravità dei fatti attinenti alle violenze compiute all’interno della casa circondariale di Biella - scrive il procuratore - si ritiene necessario puntualizzare quanto segue. Il procedimento ha preso avvio dalla comunicazione di notizia di reato in data 3 agosto 2022, redatta dal Vice-Comandante pro-tempore, nei confronti di un detenuto ristretto presso la Casa Circondariale di Biella che veniva deferito in stato di libertà, asseritamente, per aver posto in essere atti di violenza e minaccia nei suoi confronti, nonché per oltraggio a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato. Al di là della gravità dei fatti descritti, la circostanza che ha immediatamente creato allarme in capo a Questa Procura è stato l’impiego dell’uso del nastro adesivo per contenere il detenuto- già ammanettato- in violazione dell’art. 41 della Legge sull’Ordinamento Penitenziario e, quindi, con modalità in contrasto con il dettato normativo. Tale condotta giustificava l’avvio del procedimento disciplinare nei confronti del pubblico ufficiale da parte dell’amministrazione di appartenenza, alla quale la Procura, per il tramite del Comandante, in data 9 agosto 2022, delegava l’acquisizione degli atti del procedimento, che venivano però trasmessi solo in data 29 novembre direttamente da parte del Direttore della casa circondariale.
Via alle indagini
Quindi, alla luce: - del procedimento disciplinare elevato a causa della condotta illegittima tenuta dal Vice- Comandante, - del trasferimento “lampo” del detenuto presso altro carcere senza l’osservanza delle comunicazioni gerarchiche, - dalle dichiarazioni rese dal detenuto in sede di interrogatorio, a cui quest’ufficio ha proceduto immediatamente, - dell’acquisita denuncia, da parte del detenuto stesso, degli abusi subiti presso la casa circondariale di Biella, - del referto medici in atti, che confermavano le illecite modalità del contenimento ed le lesioni personali subite perfettamente compatibili con gli atti di violenza denunciati, si rendeva necessario fare chiarezza sull’intera dinamica dei fatti, dall’antefatto al trasferimento del detenuto, dal momento che sorgeva fortissimo il dubbio che non fosse esattamente quella riportata l’annotazione di servizio.
Chiesti gli arresti
Pertanto si provvedeva all’acquisizione delle immagini riprese dalle videocamere che venivano visionate dai carabinieri della sezione di PG ed agli altri atti d’indagine, condotte direttamente dal Procuratore e dal Sostituto contitolare del fascicolo, fatta eccezione per la trasmissione della documentazione amministrativa richiesta alla polizia penitenziaria. 2 Dalla visione delle immagini venivano immediatamente notati ulteriori gravi episodi di violenza -e di illecito contenimento- posti in essere dalla polizia penitenziaria nei confronti di altri due detenuti. Al fine di arginare il rischio di reiterazione dei reati, ed in considerazione della attuale pendenza del procedimento disciplinare a carico del Vice-Comandante e degli altri agenti iscritti nel registro delle notizie di reato, la Procura depositava in data 16 dicembre 2022 richiesta di misure cautelari. In data 6 febbraio, in parziale accoglimento della richiesta, il GIP ordinava l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari a carico del Vice- Comandante protempore e si riservava, all’esito degli interrogatori, sull’applicazione delle altre richieste di misure interdittive nei confronti degli altri ventisette agenti coinvolti. Allo stato questo ufficio non ritiene di fornire ulteriori dichiarazioni.