La Profezia di Baiardo e lo scoop di Giletti sull'imminente cattura di Matteo Messina Denaro
Intervistato dal biellese Massimo Giletti in un format sulla mafia di Non è l'Arena, il collaboratore di giustizia due mesi fa predisse l'arresto imminente del boss
L'arresto del boss dei boss Matteo Messina Denaro era già stato previsto come imminente circa due mesi fa. L'aveva anticipata, nel novembre scorso, come ipotesi, la trasmissione Non è l'Arena condotta dal biellese Massimo Giletti. Era il 5 novembre 2022 e Giletti intervistava Salvatore Baiardo, prestanome dei boss Graviano e ora collaboratore di giustizia, all'interno del format "Fantasmi di mafia".
La Profezia di Baiardo
Alla luce di quanto avvenuto ieri, l'arresto in una clinica di Palermo di Matteo Messina Denaro, trovano sostanza le parole di Salvatore Baiardo. Da ore il video di quella trasmissione rimbalza ovunque in rete con il titolo "La Profezia di Baiardo". Ma cosa dice il collaboratore di giustizia a Massimo Giletti? "Che arrivi un regalino? Magari presumiamo che un Matteo Messina Denaro sia molto malato e faccia una trattativa per consegnarsi lui stesso per fare un arresto clamoroso? E che magari uscendo lui esce qualcuno che ha l'ergastolo ostativo?”. Baiardo ipotizza che l'imminente arresto di Baiardo (il "regalino") vada messo in relazione al dibattito sull'abolizione dell'ergastolo ostativo per i mafiosi, che in quei giorni occupava il dibattito politico.
Secondo Salvatore Baiardo si tratta di un regalino al nuovo Governo, "un fiore all’occhiello per il nuovo esecutivo. La trattativa Stato-Mafia non è mai finita. Tutto è possibile come quando è stato arrestato Toto Riina. Qualcuno potrebbe far sembrare tutto casuale? Magari tutto è già programmato da tempo”.
L'ARRESTO DI MATTEO MESSINA DENARO
Chi è Salvatore Baiardo
Salvatore Baiardo è un ex gelataio di Omegna, divenuto collaboratore di giustizia, depositario di tanti segreti dei boss mafiosi e in particolare dei fratelli Graviano, di cui era una sorta di prestanome factotum. Le sue prime rivelazioni furono fatte ai magistrati antimafia della Dda di -Firenze, ai quali rivelò retroscena sulle stragi del 1993 in cui furono trucidati in particolare Falcone e Borsellino.