il caso

Carcere Biella, agente arrestato per droga

Nei guai anche due detenuti.

Carcere Biella, agente arrestato per droga
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All'esito della perquisizione locale, personale e informatica, delegata dalla Procura della Repubblica alla squadra Mobile di Biella e materialmente eseguita, con esito positivo, oltre che dal personale di quest'ultima, da quello delle Squadre Mobili del Piemonte e della Val d'Aosta, è stato tratto in arresto un agente della Polizia Penitenziaria in servizio presso la casa Circondariale di Biella nella flagranza del reato di detenzione di sostanza stupefacente a fini di cessione a terzi e due detenuti per detenzione di sostanza stupefacente, telefoni cellulari e resistenza a pubblico Ufficiale (nei confronti dei quali si è proceduto a richiesta di giudizio per direttissima).

Carcere Biella, agente arrestato per droga

L'arresto dei detenuti a stato convalidato oggi dal GIP. L'agente della Polizia Penitenziaria  si trova nella casa Circondariale di Verbania, in attesa del giudizio di convalida dinnanzi al Giudice delle Indagini Preliminari di Biella.  L'uomo è stato inoltre denunciato in stato di libertà, anche per i reati commessi in continuazione nel tempo, di cessione di sostanza stupefacente (aggravato dall'essere la cessione avvenuta all'interno del carcere), per corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio ed istigazione alla corruzione.

Gli arresti

"Gli arresti  - si legge in una nota - si inseriscono nella cornice di un'indagine estremamente complessa, sia per il numero di soggetti attenzionati, progressivamente aumentato nel corso dell'attività, sia per le oggettive condizioni logistico/ambientali".

L'indagine

L'indagine è stata dalla Squadra Mobile di Biella e coordinata dalla Procura, e avrebbe accertato l'esistenza, presso la Casa Circondariale di Biella, attraverso le numerose testimonianze raccolte, e/o i riscontri acquisiti all'esterno (es. sequestri di materiale destinato all'Istituto), di una situazione di monopolio governata da alcuni detenuti.

Essi  avvalendosi alternativamente, di altri detenuti in concorso, o di agenti della polizia penitenziaria compiacenti, avrebbero gestito - secondo la Procura - l'introduzione e la cessione di sostanze stupefacenti (hashish, marijuana, cocaina eroina, subotex) e di telefoni cellulari, obbligando poi altri detenuti ad acquistare il materiale illecito a prezzi spropositati, anche minacciando i medesimi o i familiari (all'esterno) in caso di mancato pagamento del prezzo dovuto.

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