Bolletta: per le imprese rischio default
Vietti (Uib): «Subito tetto a prezzo gas. Con questi costi, il tessile non può reggere». Gatti (Confartigianato Biella): «Crisi senza precedenti. Pericolo chiusure».
Vietti (Uib): «Subito tetto a prezzo gas. Con questi costi, il tessile non può reggere». Gatti (Confartigianato Biella): «Crisi senza precedenti. Pericolo chiusure».
Tempo scaduto
«Il tempo è scaduto. La questione energetica è la priorità a tutti i livelli: serve subito un’azione a livello europeo per stabilire un tetto agli aumenti esorbitanti e non più sostenibili del gas»: il presidente dell’Uib, Giovanni Vietti, scende in campo alla vigilia di una ripresa lavorativa autunnale che si presenta difficilissima. Lo fa dopo che, martedì scorso sul tema dell’emergenza energetica, i presidenti delle Confindustrie del Nord (Piemonte, Lombardia, Veneto e Emilia Romagna) hanno incontrato i rispettivi assessori regionali allo Sviluppo Economico denunciando una situazione che crea un forte rischio di “deindustrializzare il Paese mettendo a repentaglio la sicurezza e la tenuta sociale nazionale”.
I rappresentanti delle Confindustrie delle quattro regioni hanno presentato agli assessori i dati relativi agli incrementi dei costi energetici dal 2019 al 2022 nelle quattro regioni più importanti per il tessuto industriale italiano: dai dati emerge che, mentre nel 2019 il totale dei costi di elettricità e gas sostenuti dal settore industriale delle quattro regioni ammontava a circa 4,5 miliardi di euro, nel 2022 gli extra-costi raggiungeranno, nell’ipotesi più ottimistica rispetto all’andamento del prezzo, una quota pari a circa 36 miliardi di euro che potrebbe essere addirittura superiore ai 41 miliardi nello scenario di prezzo peggiore.
Preoccupazione
Il tessile poi, come risaputo, è settore manifatturiero altamente energivoro. Per Giovanni Vietti, uno sguardo a 360 gradi sul panorama industriale, impone di affrontare la situazione con urgenza. «E’ necessario slegare il prezzo dell’energia da quello del gas e rivedere l’obbligo di acquisto delle quote Ets da parte delle imprese che, in questa situazione di forte incertezza, da mesi stanno facendo fronte ad aumenti dei costi energetici insostenibili - precisa Vietti -. E’ inoltre necessario destinare una quota nazionale di produzione di energia da fonti rinnovabili a costo amministrato all’industria, perché la manifattura è il motore dell’economia del Paese. Bisogna agire subito, a livello europeo e nazionale, perché le imprese stanno affrontando da sole, ormai da diversi mesi, una sfida difficilissima: ci sono settori, come quello tessile, che hanno comparti energivori che non potranno reggere a lungo i costi folli dell’energia. Anche perché si trovano in netto svantaggio rispetto ai competitor internazionali che non subiscono lo stesso handicap. A ciò si aggiunge l’inflazione e la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie: per questa ragione occorre agire in fretta sulla riduzione del cuneo fiscale. Insomma, ci aspettano mesi molto complessi, in cui una visione strategica e un’azione incisiva a tutti i livelli è, ora più che mai, essenziale».
Artigiani
Se l’industria soffre, le cose vanno anche peggio per il settore artigiano fatto di micro-piccole imprese (Mpi) poco capitalizzate. Secondo un recente studio di Confartigianato, da settembre 2021 ad oggi le micro e piccole imprese hanno pagato per l’energia elettrica 21,1 miliardi in più rispetto all’anno precedente e, se nei prossimi quattro mesi i prezzi dell’elettricità non diminuiranno, i maggiori costi per i piccoli imprenditori saliranno nel 2022 a 42,2 miliardi in più rispetto al 2021. «La situazione - sottolinea il presidente di Confartigianato Biella, Cristiano Gatti - è insostenibile. Tra le nostre aziende si moltiplicano i casi di lockdown energetico e molti imprenditori rischiano la chiusura. Servono interventi immediati e altrettanto rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare un’ecatombe di imprese e una crisi senza precedenti».
Giovanni Orso