Lo psichiatra Merli: "Troppi suicidi: più barriere e sistemi di sicurezza sul ponte di Pistolesa"
Parla l'autore del progetto sul ponte della tangenziale dove i suicidi sono stati azzerati: "C'è da fare al più presto qualcosa"
«E’ necessario rivedere al più presto le barriere e le dotazioni di sicurezza del ponte della Pistolesa com’è stato fatto per il ponte della tangenziale dove di suicidi non ce ne sono più stati. Da oltre vent’anni quel ponte è un luogo a rischio, è arrivato il momento di fare qualcosa...». Il parere, prestigioso e autorevole, è dello psichiatra Roberto Merli, direttore del reparto di Psichiatria dell’Asl di Biella (andrà in pensione a metà dicembre), dopo l’ultimo terribile suicidio di Antonio Belli, 58 anni, che, dopo aver ucciso la madre nell’abitazione di frazione Boero a Strona, colpendola alla testa con un manubrio da palestra, ha posteggiato per bene la sua auto lungo il ponte, ha scavalcato la barriera e si è lanciato nel vuoto.
Un sogno diventato realtà
E’ grazie all’insistenza nelle proprie convinzioni e nel suo continuo impegno a lottare in prima linea contro il male di vivere di centinaia di pazienti, che il dottor Merli è riuscito, come goccia che scava la pietra, a smuovere le coscienze e a trasformare in vero progetto quello che per troppo tempo era rimasto solo un sogno. Alla fine si è messo mano al portafogli e sono spuntati barriere e sistemi di sicurezza sul ponte della tangenziale di Biella dove di suicidi se ne registravano quasi venti all’anno. Ha avuto ragione lui, in pieno: da quando quelle barriere sono spuntate, di suicidi non ce ne sono più stati. Qualcuno ha ancora tentato, ma la difficoltà a scavalcare le barriere e i tanti allarmi che scattano non appena qualcuno si avvicina al ponte o cerca anche solo di attraversarlo a piedi, hanno fatto desistere anche chi di speranze all’orizzonte non ne vedeva più. Spesso ci sono stati salvataggi, ma sono state proprio quelle barriere a consentirli.
"Anche a Pistolesa"
Ora Merli chiede che lo stesso trattamento venga riservato al ponte di Pistolesa, il famoso Colussus, noto a tutti gli appassionati di Bungee Jumping e, purtroppo, per le tantissime tragedie che si sono consumate nel corso degli anni da quando è stato realizzato nel lontano 1968. «Da oltre vent’anni - ripete Merli per rimarcare il troppo tempo passato - quel ponte si è trasformato in un punto dove giungono persone che hanno intenzione di uccidersi. E’ un punto di raccolta dove anche solo i tentativi hanno una certa frequenza, da anni e anni, in modo ininterrotto. E’ a mio modo di vedere un luogo a rischio dove si registra almeno un suicidio all’anno. Questo impone una riflessione sulle barriere esistenti che, evidentemente, vanno riviste così come vanno migliorate tutte le dotazioni di sicurezza proprio come si è fatto per il ponte della tangenziale dove le barriere funzionano da deterrente. Se chi ha intenzione di uccidersi trova un ostacolo teso a bloccare l’impulso al suicidio che può durare da qualche minuto a qualche ora, lo si può salvare. Dopo l’ultimo suicidio appare evidente che è necessario intervenire in modo urgente...».
V.Ca.