È allarme popilia, si moltiplicano i danni
L’insetto colpisce ogni tipo di coltura. Per Coldiretti urgente un tavolo regionale
Non solo siccità. L’agricoltura del territorio deve affrontare un’altra problematica che mette in crisi il raccolto. Si moltiplicano infatti, sia nel Vercellese che nel Biellese, i danni provocati dalla Popilia Japonica.
È allarme popilia
Il coleottero giapponese, che già da diversi anni abita le campagne piemontesi, è in grado di infestare tutte le specie vegetali, dagli alberi da frutto ai vigneti, alle colture orticole di pieno campo. A Biella, Vercelli ma anche nelle zone di Cigliano e Santhià la popolazione di Popilia è decisamente superiore rispetto agli scorsi anni. L’insetto, in quanto polifago, colpisce qualsiasi coltura dai frutteti ai seminativi. Nella zona di Borgosesia, invece, la presenza massiccia riguarda anche i vigneti senza differenza di altitudine.
Contrasto
Per contrastarne la diffusione è in corso il posizionamento di trappole “attract and kill”, con forma a ombrello con una rete impregnata di insetticida, che attirano il coleottero con esche specifiche e lo eliminano. Le trappole hanno un cartello informativo ed è importante non spostarle o distruggerle. In alcune aree sono presenti trappole per il monitoraggio settimanale per valutare la popolazione del coleottero.
“Si stanno attuando specifiche misure fitosanitarie di prevenzione e di lotta per evitare la continua diffusione, ma quest’anno le infestazioni sono aumentate in maniera esponenziale con danni insostenibili alle colture che si vanno a sommare a quelli provocati dalla siccità ed alle difficoltà che gli imprenditori stanno vivendo a causa del conflitto ucraino. Serve un impegno ancora più serrato per evitare di perdere i raccolti per questo chiediamo, con urgenza, che la Regione convochi uno specifico tavolo – evidenziano il Presidente di Coldiretti Vercelli-Biella Paolo Dellarole e il Direttore Francesca Toscani - La Popillia Japonica è solo l'ultimo degli insetti alieni che minacciano la biodiversità del territorio. Purtroppo, dalla Drosophila suzukii alla cimice asiatica negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad una vera e propria esplosione di specie straniere che si diffondono nei nostri territori perché non hanno antagonisti naturali che invece trovano nei loro paesi d’origine. Di fronte a questo fenomeno sono strategiche la prevenzione, le segnalazioni degli agricoltori e l’intervento tempestivo dei servizi fitosanitari. Insieme al cambiamento climatico, sotto accusa è il sistema di controllo dell’Unione Europea, con frontiere colabrodo che lasciano passare materiale vegetale infetto e parassiti vari. Risultato di una politica europea troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici in Europa senza che siano applicate le cautele e le quarantene che devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati”.