I dati

Produzione industriale tessile, la crescita a Biella è ‘top’

Ma a livello regionale la crescita rallenta.

Produzione industriale tessile, la crescita a Biella è ‘top’
Pubblicato:

Nell’ambito della consueta collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese, Unioncamere Piemonte diffonde oggi i dati della 202ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali. La rilevazione è stata condotta nei mesi di aprile e maggio 2022 con riferimento ai dati del periodo gennaio-marzo 2022 e ha coinvolto 1.729 imprese industriali piemontesi, per un numero complessivo di 100.725 addetti e un valore pari a circa 55,3 miliardi di euro di fatturato.

Produzione industriale, Biella top

Il 2022, nonostante la difficile congiuntura a livello internazionale, è iniziato con il piede giusto per l’industria manifatturiera piemontese. La crescita della produzione industriale è stata accompagnata da un portafoglio ordini in aumento, sia a livello estero che nazionale, anche se l’inflazione – con l’aumento dei prezzi di materie prime ed energia – e la crisi geopolitica rappresentano degli evidenti fattori di freno per la capacità produttiva regionale.

I risultati

Analizzando i risultati del periodo gennaio-marzo 2022 emerge come, dopo la variazione positiva media annua del 10,3% registrata nel 2021, il ritmo di crescita segnato a inizio 2022 si sia lievemente indebolito, mantenendosi comunque su livelli superiori a quelli pre pandemici.

La variazione tendenziale della produzione industriale si è attestata, infatti, al +5,2%, dato in linea con quello del I trimestre 2021 (+5,0%), ovviamente migliore rispetto al I trimestre 2020 (-5,7%), ma anche superiore al risultato dei primi tre mesi del 2019 (-0,4%).

Il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia, commenta: “Le performance del Piemonte nel primo trimestre dell’anno sono positive, ma in rallentamento. Tutte le province della regione e tutti i settori produttivi mettono a segno risultati positivi. Sono però molte le incertezze sul tavolo: la guerra in Ucraina, il deprezzamento dell’euro sul dollaro, l’aumento del costo delle materie prime e l’inflazione. Le prospettive per i prossimi mesi sono caratterizzate da elevati rischi al ribasso quali una flessione del commercio internazionale e l’aumento dei tassi di interesse. Anche le aspettative di famiglie e imprese potrebbero subire un peggioramento. In questo quadro, guardiamo con fiducia al Pnrr e al sistema bancario: è sempre più indispensabile sostenere le nostre attività economiche con piani finanziari che possano permettere loro di investire in innovazione e trasformazione digitale e ambientale, vere chiavi per il futuro”.

 

Sergio Bava, Direttore commerciale Imprese Piemonte Nord, Valle d’Aosta e Sardegna di Intesa Sanpaolo, rileva: “Dalla survey presso i nostri gestori emerge qualche segnale di lentezza nella ripresa in alcuni comparti. Il conflitto russo-ucraino richiede ulteriori azioni di accompagnamento delle imprese, in particolare per quelle già duramente colpite dagli effetti delle restrizioni. La transizione digitale ed ecologica può davvero agire da booster della produttività. Il sistema delle filiere, elemento che rappresenta un tratto imprescindibile della nostra economia, è stato uno dei principali fattori di resilienza nelle situazioni di crisi e riteniamo possa esserlo anche in questa fase. Quando gli anelli più deboli della catena del valore sono messi sotto pressione possono infatti dare vita a effetti di contagio, che si propagano lungo l’intera economia. Molte imprese capofila stanno ripensando le politiche di approvvigionamento rivolgendosi a fornitori della stessa regione o comunque basati in Italia e questo è molto positivo. Per far fronte all’emergenza attuale, abbiamo tra l’altro attivato finanziamenti specifici che aiutano le aziende energivore nel pagamento delle bollette e per quelle coinvolte nell’interscambio con Ucraina e Russia. Infine, forniamo un servizio di consulenza per la copertura dai rischi di variazione del prezzo dell’energia e del gas”.

L’Italia si conferma un mercato chiave per UniCredit con un utile netto nel primo trimestre di 593 milioni di euro, e una crescita degli impieghi pari a circa 3 miliardi. (Utile netto nel trimestre di Gruppo 1,2 mld, escludendo la Russia) - sottolinea Marco Borgione, Responsabile sviluppo territoriale Nord Ovest -. Il Nord Ovest contribuisce significativamente a questi risultati con una crescita sui volumi totale impieghi. Nel primo trimestre nella regione abbiamo erogato circa 350 milioni di nuovi finanziamenti a oltre 1.500 imprese. Le Persone sono al centro della nostra strategia. Per questo è stata rilanciata UniCredit University, un progetto che parte da Torino e prevede la realizzazione di 7 centri di formazione in ogni regione commerciale e 70 tra training point e aule, per allineare le competenze dei lavoratori alle esigenze di business e per creare maggiore cultura dell’apprendimento. Tutto ciò avviene in un contesto di profonda trasformazione: già prima dello scoppio della crisi Covid, l'Europa, l'Unione europea e la Commissione Europea si erano dati come obiettivo strategico quello di andare verso la doppia o tripla trasformazione digitale, verde e sociale, che deve rappresentare il modello di crescita dell'Europa per il futuro. In tale contesto il ruolo del sistema bancario e finanziario è sempre più importante. Uscire dalla crisi ed imboccare un sentiero di crescita sostenibile è un processo di trasformazione strutturale, ovvero un processo di riallocazione. Bisogna uscire da alcune produzioni ed entrare in altre nuove, in nuovi settori e nuove tecnologie, senza generare povertà sociale e territoriale. Il sistema finanziario ha una responsabilità primaria, perché non deve solo reindirizzare le risorse finanziarie dove è più opportuno, ma anche sostenere attivamente il settore privato, le imprese e le famiglie a cogliere le opportunità offerte dal Next Generation EU e dal PNRR”.

Più ordinativi  

Il risultato positivo segnato dalla produzione industriale (+5,2%) è stato accompagnato da un incremento degli ordinativi provenienti sia dal mercato interno (+5,6%) che da quello estero (+7,0%). Il fatturato totale ha segnato un +11,3% e la componente estera ha mostrato un aumento ancora più sostenuto(+15,9%). Il buon andamento dell’attività produttiva delle imprese piemontesi a inizio 2022 è confermato anche dal grado di utilizzo degli impianti (71,5%) che si attesta sui livelli pre-pandemici, già riconquistati a fine 2021.

 

Tutti i principali settori della manifattura regionale hanno esibito nel I trimestre 2022 una crescita della produzione industriale.

La performance più intensa è stata quella della filiera tessile, che ha evidenziato un incremento della produzione del 12,4%. Tale risultato dipende anche dal confronto con un I trimestre 2021 in cui le industrie del tessile e abbigliamento registravano ancora un calo produttivo (-4,6%).

Al secondo posto per intensità di incremento della produzione troviamo i mezzi di trasporto (+9,9%), trainati dalla performance dell’aerospazio (+25,6%). Positive anche le variazioni tendenziali segnate dal comparto auto (+8,4%) e dalla componentistica autoveicolare (+7,0%).

Evidenziano una variazione superiore alla media regionale del periodo anche le industria del legno e del mobile (+9,1%) e quelle dell’elettricità ed elettronica (+6,1%).

Le aziende della chimica/plastica segnano un incremento della produzione del 4,5%, la meccanica segue con un +3,9%. Un incremento meno intenso interessa le industrie dei metalli (+3,1%) e dell’alimentare (+3,0%).

 

Analizzando il campione delle imprese manifatturiere intervistate sotto il profilo dimensionale emerge una ripresa diffusa a tutte le classi dei livelli produttivi.

 

Le micro dimensioni (0-9 addetti) registrano una crescita del 3,7% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Le piccole imprese (10-49 addetti) e le medie aziende (50-249 addetti) mostrano un aumento, rispettivamente pari a 5,4 e 4,5 punti percentuali. Le imprese di grandi dimensioni (oltre 250 addetti), infine, registrano una crescita tendenziale della produzione dell’8,2%.

 

La performance positiva mostrata a livello complessivo regionale nel I trimestre 2022 nasce da trend di crescita segnati in tutte le realtà provinciali.

La produzione industriale per provincia

Biella registra la crescita più elevata (+8,0%), risultato imputabile alla ripresa della produzione delle industrie del tessile e abbigliamento. Nel Verbano Cusio Ossola il rilancio produttivo si attesta al +7,1%, grazie alla filiera tessile e alla metalmeccanica. Quest’ultimo settore sostiene anche l’aumento della produzione di Novara (+6,6%).

Torino, grazie alla dinamica positiva evidenziata dai mezzi di trasporto, segna un +5,2% rispetto all’analogo periodo del 2021. Alessandria chiude il I trimestre 2022 con una variazione tendenzialepositiva del 4,6%, sostenuta dal comparto chimico e da quello alimentare. Anche Asti, grazie alle bevande e alla metalmeccanica, manifesta un risultato positivo (+3,8%), seguita a breve distanza da Cuneo (+3,7%). L’aumento meno intenso nel periodo in esame appartiene a Vercelli (+3,5%).

 

Nonostante l’incertezza e le difficoltà che i conflitti internazionali stanno determinando nell’economia, il clima di fiducia delle imprese manifatturiere piemontesi rimane positivo per il secondo trimestre 2022. Tale dato va tuttavia letto con cautela perché le previsioni fanno riferimento a una scadenza temporale breve, le spinte inflazionistiche hanno avuto ancora un impatto lieve sul sentiment degli imprenditori piemontesi e la produzione sta ancora beneficiando della coda di ripresa post-Covid.

 

FOCUS RAPPORTI CON RUSSIA E UCRAINA

Per le aziende manifatturiere piemontesi il principale problema determinato dalla guerra Russia-Ucraina è stato l’aumento del costo delle materie prime, seguito dalla crescita del costo dell’energia. Poco meno di un’impresa su due ha riscontrato anche difficoltà di approvvigionamento delle materie prime; decisamente meno rilevante invece l’impatto sull’export.

Tra le azioni che le aziende stanno pensando di intraprendere per far fronte a queste difficoltà le più diffuse sono la revisione dei prezzi di vendita e la ricerca di mercati di approvvigionamento alternativi.

Seguici sui nostri canali