Finto matrimonio con la sposa biellese per far ottenere i documenti a uno straniero
Per gli investigatori i due non avrebbero mai convissuto. Di diverso avviso i difensori: "Organizzato anche il banchetto nuziale".
Sono accusati in tre d’aver simulato un matrimonio per far ottenere a un cittadino marocchino il permesso di soggiorno per motivi familiari. Le accuse per tutti e tre, in realtà, sono quelle di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e falso ideologico commesso da privato in atto pubblico. Tutti e tre sono stati alla fine rinviati a giudizio per l’udienza del prossimo 19 ottobre.
Le prove a discarico? Il banchetto nuziale
I difensori dei tre, avvocati Andrea Conz, Nicoletta Solivo e Riccardo Giordano, sono apparsi sicuri dell’innocenza dei loro assistiti. Al punto che sarebbero in possesso di evidenti prove che, dopo il matrimonio contratto a Biella il 27 luglio 2017, i due avrebbero organizzato un ricco banchetto nuziale con un discreto numero di invitati. Cosa che, se il matrimonio fosse stato sul serio simulato, non sarebbe nemmeno transitato dall’anticamera del cervello dei due il desiderio di organizzare un banchetto per festeggiare.
Due marocchini e la sposa biellese
A processo sono comunque finiti i protagonisti del presunto matrimonio simulato, lui di 30 anni, marocchino, secondo l’accusa bisognoso di ottenere in tempi stretti il permesso di soggiorno, lei di 23 anni, di Biella, che lo avrebbe fatto per soldi, e l’altro, 40 anni, anche lui marocchino, residente a Biella e in regola con i documenti. Tutto sarebbe partito da una sorta di “soffiata” per motivi - secondo la difesa - di ripicca da parte di ex, che ha fatto scattare le indagini dei poliziotti dell’Ufficio immigrazione.
Le indagini della Polizia
Come capita spesso in questi casi, secondo la Questura sarebbero stati offerti dei soldi alla giovane italiana per farle contrarre in Municipio il matrimonio simulato e consentire così al suo sposo di ottenere il permesso di soggiorno per motivi familiari. Gli accertamenti effettuati circa l’effettiva convivenza dei due coniugi, avrebbero però consentito di accertare come il matrimonio fosse stato in realtà solo simulato per aggirare la legge italiana ed ottenere così un valido titolo di soggiorno senza troppe formalità e come la realtà delle cose fosse assai diversa da quanto dichiarato in sede di presentazione dell’istanza per il rilascio del titolo di soggiorno. Le indagini hanno anche reso possibile l’individuazione del secondo marocchino coinvolto nella vicenda che avrebbe ideato il piano criminoso in collaborazione con il finto sposo. Di diverso avviso sarebbero i difensori che non hanno infatti accettato nessun rito alternativo preferendo affrontare il processo.