Discarica, anche Cavaglià fa ricorso
CAVAGLIA’ - La fragilità ambientale della Valledora, il suo ormai intenso sfruttamento e la necessità - sopra ogni cosa - di tutelare la salute dei residenti, nel presente e nel futuro, alla fine sono sembrate motivazioni più che plausibili. A dispetto delle polemiche voci che lo volevano inerte davanti alla possibilità di veder ulteriormente aumentata la capacità del polo tecnologico, il grande punto di raccolta dei rifiuti indifferenziati biellesi, il Comune di Cavaglià ha infine deciso: davanti al progetto, la sua risposta è ufficialmente no. Allineandosi a quanto già annunciato dai Comuni di Santhià e Tronzano, e affiancandosi alla decisione, arrivata anch’essa in un secondo momento, di Alice Castello, anche Cavaglià compare dunque tra i firmatari del ricorso depositato al Tar contro l’autorizzazione, concessa dalla Provincia di Biella, all’ampliamento. Le autorizzazioni, per meglio dire: perché oggetto del contendere sono da un lato i 240mila metri cubi in più richiesti da Asrab per lo stoccaggio dei rifiuti biellesi, e dall’altro i 360mila metri cubi in più richiesti da A2A per amplicare l’area di immagazzinamento di rifiuti industriali non pericolosi. Due progetti, due via libera. Contro i quali, da lunedì, sono ufficialmente aperti due ricorsi al Tar.
Il sindaco di Cavaglià Giancarlo Borsoi si mostra convinto della scelta: «Abbiamo presentato le nostre deduzioni e siamo decisi a proseguire in questa battaglia - afferma -. Le motivazioni che ci hanno spinti a prendere questa decisione, d’altro canto, sono importanti e non sottovalutabili. Andiamo dall’inadeguatezza del sito, notoriamente adagiato in un’area di ricarica delle falde, a specifici fattori ambientali, quali la vicinanza delle discariche ai punti di prelievo dell’acquedotto». Eccezioni che, unite a numerose altre osservazioni di carattere strettamente tecnico, rappresentano l’ossatura dei due ricorsi presentati dai 4 Comuni per mano dell’avvocato Michele Greco di Orbetello, tra i massimi esperti nazionali di diritto ambientale, tramite l’avvocato Bricarello di Torino, competente nello specifico foro.
Intanto, mentre le sue sorti prendono la strada dei tribunali, il polo di Cavaglià diventa per Asrab una fonte di guadagno non solo interno. Come previsto da una delibera del neosindaco Chiara Appendino, infatti, per una trentina di giorni (da valutare se prorogati) l’impianto biellese riceverà giornalmente una sessantina di rifiuti indifferenziati provenienti dalla Città metropolitana di Torino. Originariamente destinati all’inceneritore del capoluogo, ora fuori uso, i rifiuti verranno trasferiti nel Biellese (così come in altre località) per ricevere il trattamento di bio-essiccazione, quello per cui spicca il polo cavagliese, quindi saranno ritirati per essere smaltiti nelle discariche a disposizione nella Città metropolitana. Un’operazione in grado di fruttare qualche buona entrata per il polo, il quale - negli intenti di Cosrab - proprio per il trattamento, e non lo smaltimento, si propone di assumere il ruolo di punto di riferimento regionale. «Questo è un giusto utilizzo dell’impianto di Cavaglià - afferma il vicepresidente Cosrab, Alessandro Pizzi -: puntare sull’eccellenza tecnologica che consente il processo di bio-essiccazione, e non valutarlo come sito disponibile per nuovi stoccaggi, perché di fatto non lo è». Parole che sembrerebbero scontrarsi con il progetto di ampliamento, e che invece ne sottolineano l’utilità: «L’ampliamento si sposa pienamente con il concetto di utilità sociale - fa notare Pizzi -. Appurato che, secondo i dati Arpa, non sono mai stati rilevati inquinanti a causa delle presenza della discarica, il punto è: numerosi Comuni biellesi presentano ancora dati di differenziata troppo bassi, quindi che vogliamo fare di tutti quei rifiuti? Finché non si riuscirà ad evitare la produzione di indifferenziato, le discariche non scompariranno. E considerato che la Regione impedisce la costruzione di nuovi impianti, non resta che l’ampliamento». Ma la mente è comunque proiettata altrove: «I nostri sforzi, come Cosrab, stanno andando in un’unica direzione - conclude il vicepresidente -: spingere all’estremo la raccolta differenziata, puntando ad un risultato estremamente ambizioso, ovvero non produrre più indifferenziato, se non in forma di inerti. Allora sì, le discariche non serviranno più».
Veronica Balocco
CAVAGLIA’ - La fragilità ambientale della Valledora, il suo ormai intenso sfruttamento e la necessità - sopra ogni cosa - di tutelare la salute dei residenti, nel presente e nel futuro, alla fine sono sembrate motivazioni più che plausibili. A dispetto delle polemiche voci che lo volevano inerte davanti alla possibilità di veder ulteriormente aumentata la capacità del polo tecnologico, il grande punto di raccolta dei rifiuti indifferenziati biellesi, il Comune di Cavaglià ha infine deciso: davanti al progetto, la sua risposta è ufficialmente no. Allineandosi a quanto già annunciato dai Comuni di Santhià e Tronzano, e affiancandosi alla decisione, arrivata anch’essa in un secondo momento, di Alice Castello, anche Cavaglià compare dunque tra i firmatari del ricorso depositato al Tar contro l’autorizzazione, concessa dalla Provincia di Biella, all’ampliamento. Le autorizzazioni, per meglio dire: perché oggetto del contendere sono da un lato i 240mila metri cubi in più richiesti da Asrab per lo stoccaggio dei rifiuti biellesi, e dall’altro i 360mila metri cubi in più richiesti da A2A per amplicare l’area di immagazzinamento di rifiuti industriali non pericolosi. Due progetti, due via libera. Contro i quali, da lunedì, sono ufficialmente aperti due ricorsi al Tar.
Il sindaco di Cavaglià Giancarlo Borsoi si mostra convinto della scelta: «Abbiamo presentato le nostre deduzioni e siamo decisi a proseguire in questa battaglia - afferma -. Le motivazioni che ci hanno spinti a prendere questa decisione, d’altro canto, sono importanti e non sottovalutabili. Andiamo dall’inadeguatezza del sito, notoriamente adagiato in un’area di ricarica delle falde, a specifici fattori ambientali, quali la vicinanza delle discariche ai punti di prelievo dell’acquedotto». Eccezioni che, unite a numerose altre osservazioni di carattere strettamente tecnico, rappresentano l’ossatura dei due ricorsi presentati dai 4 Comuni per mano dell’avvocato Michele Greco di Orbetello, tra i massimi esperti nazionali di diritto ambientale, tramite l’avvocato Bricarello di Torino, competente nello specifico foro.
Intanto, mentre le sue sorti prendono la strada dei tribunali, il polo di Cavaglià diventa per Asrab una fonte di guadagno non solo interno. Come previsto da una delibera del neosindaco Chiara Appendino, infatti, per una trentina di giorni (da valutare se prorogati) l’impianto biellese riceverà giornalmente una sessantina di rifiuti indifferenziati provenienti dalla Città metropolitana di Torino. Originariamente destinati all’inceneritore del capoluogo, ora fuori uso, i rifiuti verranno trasferiti nel Biellese (così come in altre località) per ricevere il trattamento di bio-essiccazione, quello per cui spicca il polo cavagliese, quindi saranno ritirati per essere smaltiti nelle discariche a disposizione nella Città metropolitana. Un’operazione in grado di fruttare qualche buona entrata per il polo, il quale - negli intenti di Cosrab - proprio per il trattamento, e non lo smaltimento, si propone di assumere il ruolo di punto di riferimento regionale. «Questo è un giusto utilizzo dell’impianto di Cavaglià - afferma il vicepresidente Cosrab, Alessandro Pizzi -: puntare sull’eccellenza tecnologica che consente il processo di bio-essiccazione, e non valutarlo come sito disponibile per nuovi stoccaggi, perché di fatto non lo è». Parole che sembrerebbero scontrarsi con il progetto di ampliamento, e che invece ne sottolineano l’utilità: «L’ampliamento si sposa pienamente con il concetto di utilità sociale - fa notare Pizzi -. Appurato che, secondo i dati Arpa, non sono mai stati rilevati inquinanti a causa delle presenza della discarica, il punto è: numerosi Comuni biellesi presentano ancora dati di differenziata troppo bassi, quindi che vogliamo fare di tutti quei rifiuti? Finché non si riuscirà ad evitare la produzione di indifferenziato, le discariche non scompariranno. E considerato che la Regione impedisce la costruzione di nuovi impianti, non resta che l’ampliamento». Ma la mente è comunque proiettata altrove: «I nostri sforzi, come Cosrab, stanno andando in un’unica direzione - conclude il vicepresidente -: spingere all’estremo la raccolta differenziata, puntando ad un risultato estremamente ambizioso, ovvero non produrre più indifferenziato, se non in forma di inerti. Allora sì, le discariche non serviranno più».
Veronica Balocco