Mamme e figli vittime di violenza assistita, inaugurata la struttura di accoglienza

PONDERANO - La violenza assistita è una piaga sotterranea. In genere trascurata. Spesso sconosciuta. Ma atroce. Colpisce i bambini rendendoli deboli, inerti davanti al male che si compie davanti ai loro occhi. Succede quando i piccoli assistono a scene di violenza domestica: un trauma che, come le loro madri, sono destinati a portarsi dietro per la vita. E che finirà per ridisegnare totalmente la loro personalità, convincendoli da un lato di essere indispensabili per la sicurezza della madre oppure, dall’altro, a colpevolizzarsi sino a distruggere la propria autostima.
Il dramma di questi piccoli, che purtroppo non sono pochi, è il dramma anche delle loro mamme. Un percorso che, vinta la paura di denunciare e finalmente abbandonata la casa, i due possono e devono compiere insieme, allo scopo di rinascere come nuovo nucleo famigliare. Per loro, da oggi, in Italia esiste una nuova struttura - un caso pilota a livello nazionale -: un complesso residenziale costituito da una comunità e da alcuni appartamenti, appositamente disegnati, strutturati, organizzati e predisposti per accompagnare mamma e bambino al di fuori del loro incubo.
Questa struttura, chiamata “I germogli”, è a Ponderano, nel centro storico. Un ex convento donato dalla benefattrice ponderanese Carla Ferraris e oggi ristrutturato e portato a nuova vita, con questa nobile destinazione, dalla Daniele Agostino Derossi Foundation. Un connubio cui si sono unite le forze di Save the Children Italia, cui si deve la messa in atto del progetto, in collaborazione con la cooperativa sociale “Esserci”. E al taglio del nastro, avvenuto ieri alla presenza di numerosissime persone e autorità, anche il Comune ha voluto fare la sua parte, con un sindaco Elena Chiorino più orgoglioso che mai. «In questa struttura ora le donne potranno avere la consapevolezza che una nuova vita è possibile - afferma il primo cittadino -. Sotto la guida dagli educatori e beneficiando delle opportunità che saranno loro offerte, dai laboratori agli avviamenti professionali, diventeranno donne pù strutturate, meno deboli. Delle mamme migliori». A disposizione delle ospiti, che arriveranno da novembre su segnalazione dei servizi sociali, ci saranno in totale nove posti: sei nell’ala “comunità”, dove la presenza dell’educatore è garantita 24/24h, tre in quella “autonomia”, destinata alle donne che hanno già assunto maggior padronanza della propria situazione. Per loro, sei educatori della cooperativa “Esserci”, sotto la supervisione di una coordinatrice di Save the Children.
Le donne, che potranno anche giungere dal punto di prima emergenza costituito dalla casa famiglia biellese, vivranno in spazi arredati a misura di totale benessere, tra gli arredamenti che Ikea ha voluto donare per sottolineare la sua vicinanza al progetto. Ma il loro non sarà un semplice soggiorno “tampone”: a disposizione, in un percorso fatto anche di supporto psicologico, ci sarà anche la possibilità di entrare in un cammino di inserimento lavorativo, magari con il supporto di aziende della zona. I bambini, invece, frequenteranno le scuole del paese. E a tutti, alla fine, sarà offerto il dono più importante: la certezza che ricominciare è possibile. E vivere serenamente anche.
Veronica Balocco
PONDERANO - La violenza assistita è una piaga sotterranea. In genere trascurata. Spesso sconosciuta. Ma atroce. Colpisce i bambini rendendoli deboli, inerti davanti al male che si compie davanti ai loro occhi. Succede quando i piccoli assistono a scene di violenza domestica: un trauma che, come le loro madri, sono destinati a portarsi dietro per la vita. E che finirà per ridisegnare totalmente la loro personalità, convincendoli da un lato di essere indispensabili per la sicurezza della madre oppure, dall’altro, a colpevolizzarsi sino a distruggere la propria autostima.
Il dramma di questi piccoli, che purtroppo non sono pochi, è il dramma anche delle loro mamme. Un percorso che, vinta la paura di denunciare e finalmente abbandonata la casa, i due possono e devono compiere insieme, allo scopo di rinascere come nuovo nucleo famigliare. Per loro, da oggi, in Italia esiste una nuova struttura - un caso pilota a livello nazionale -: un complesso residenziale costituito da una comunità e da alcuni appartamenti, appositamente disegnati, strutturati, organizzati e predisposti per accompagnare mamma e bambino al di fuori del loro incubo.
Questa struttura, chiamata “I germogli”, è a Ponderano, nel centro storico. Un ex convento donato dalla benefattrice ponderanese Carla Ferraris e oggi ristrutturato e portato a nuova vita, con questa nobile destinazione, dalla Daniele Agostino Derossi Foundation. Un connubio cui si sono unite le forze di Save the Children Italia, cui si deve la messa in atto del progetto, in collaborazione con la cooperativa sociale “Esserci”. E al taglio del nastro, avvenuto ieri alla presenza di numerosissime persone e autorità, anche il Comune ha voluto fare la sua parte, con un sindaco Elena Chiorino più orgoglioso che mai. «In questa struttura ora le donne potranno avere la consapevolezza che una nuova vita è possibile - afferma il primo cittadino -. Sotto la guida dagli educatori e beneficiando delle opportunità che saranno loro offerte, dai laboratori agli avviamenti professionali, diventeranno donne pù strutturate, meno deboli. Delle mamme migliori». A disposizione delle ospiti, che arriveranno da novembre su segnalazione dei servizi sociali, ci saranno in totale nove posti: sei nell’ala “comunità”, dove la presenza dell’educatore è garantita 24/24h, tre in quella “autonomia”, destinata alle donne che hanno già assunto maggior padronanza della propria situazione. Per loro, sei educatori della cooperativa “Esserci”, sotto la supervisione di una coordinatrice di Save the Children.
Le donne, che potranno anche giungere dal punto di prima emergenza costituito dalla casa famiglia biellese, vivranno in spazi arredati a misura di totale benessere, tra gli arredamenti che Ikea ha voluto donare per sottolineare la sua vicinanza al progetto. Ma il loro non sarà un semplice soggiorno “tampone”: a disposizione, in un percorso fatto anche di supporto psicologico, ci sarà anche la possibilità di entrare in un cammino di inserimento lavorativo, magari con il supporto di aziende della zona. I bambini, invece, frequenteranno le scuole del paese. E a tutti, alla fine, sarà offerto il dono più importante: la certezza che ricominciare è possibile. E vivere serenamente anche.
Veronica Balocco