«Così ho visto morire la mia Mara»
«Aveva lo sguardo perso nel vuoto, pensavamo a un calo di pressione. Poi ha iniziato a rantolare...». Con la voce bassa e rassegnata, Eugenio Gariglio, racconta gli ultimi istanti di vita della compagna, Mara Vaglio Tanet, 55 anni, di Biella, morta domenica, stroncata da un malore, nella palestra di roccia a due passi dal rifugio Piazza, in alta Valchiusella. «Siamo partiti di mattina - ricorda Gariglio - e siamo arrivati alla palestra di roccia, nella zona di Traversella, intorno alle 10 meno un quarto. Eravamo io, Mara e un nostro amico. Ci siamo preparati con calma, indossando le imbragature, preparando le corde e tutto il necessario, poi lei ha iniziato ad arrampicare. La palestra è composta da tiri chiodati di circa 20-25 metri. Una volta arrivati in cima si viene calati tramite la corda. Appena Mara ha terminato il primo tiro l’ho calata e una volta che è arrivata a terra, a un paio di metri da me, ho subito visto che era un po’ strana».
Shama Ciocchetti
Leggi di più sull'Eco di Biella di giovedì 3 novembre 2016
«Aveva lo sguardo perso nel vuoto, pensavamo a un calo di pressione. Poi ha iniziato a rantolare...». Con la voce bassa e rassegnata, Eugenio Gariglio, racconta gli ultimi istanti di vita della compagna, Mara Vaglio Tanet, 55 anni, di Biella, morta domenica, stroncata da un malore, nella palestra di roccia a due passi dal rifugio Piazza, in alta Valchiusella. «Siamo partiti di mattina - ricorda Gariglio - e siamo arrivati alla palestra di roccia, nella zona di Traversella, intorno alle 10 meno un quarto. Eravamo io, Mara e un nostro amico. Ci siamo preparati con calma, indossando le imbragature, preparando le corde e tutto il necessario, poi lei ha iniziato ad arrampicare. La palestra è composta da tiri chiodati di circa 20-25 metri. Una volta arrivati in cima si viene calati tramite la corda. Appena Mara ha terminato il primo tiro l’ho calata e una volta che è arrivata a terra, a un paio di metri da me, ho subito visto che era un po’ strana».
Shama Ciocchetti
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