Orfani bianchi che fanno riflettere

Orfani bianchi che fanno riflettere
Pubblicato:
Aggiornato:

BIELLA - Per fortuna il cambio di programmazione dell’ultimo minuto non ha obbligato i Rocco-dipendenti biellesi a scegliere se restare davanti alla tv questa sera, alle 21, per seguire su Rai Due la terza puntata della serie “Rocco Schiavone”, invece anticipata a mercoledì, o se presenziare all’incontro alla Libreria Vittorio Giovannacci con il papà del vicequestore letterario più famoso del momento, lo scrittore Antonio Manzini, che a Biella torna a distanza di un anno per presentare il suo ultimo romanzo “Orfani bianchi”.

Edito da Chiarelettere, non ha a che vedere con le amate avventure aostane e romane di Schiavone, ormai andate oltre il milione di copie per la felicità della Sellerio e di un pubblico sempre più appassionato, per una volta soddisfatto anche dalla trasposizione televisiva, fedele perchè sceneggiata dallo stesso Manzini e arricchita dalla perfetta interpretazione di Marco Giallini, di un cast di attori azzeccati e ben diretti dal regista Michele Soavi. Produzione talmente di qualità e seguita da circa tre milioni di italiani, da meritare anche le pretestuose interrogazioni parlamentari sulle canne che Rocco fuma nel suo ufficio in questura.

Inevitabile quindi, che questa sera durante l’incontro moderato dal collega Paolo La Bua, si parlerà anche del caso letterario degli ultimi anni, l’ultimo libro uscito in estate “7-7-2007” ha infatti stravenduto, affermandosi come migliore e più potente dei cinque romanzi della serie nata nel 2013, in cui l’autore svela molto del suo tormentato protagonista e mette da parte Aosta, teatro dell’esilio del poliziotto disilluso e politicamente scorretto, per portare in primo piano una Roma romantica e dannata, per Rocco e la sua Marina.

La pubblicazione di “Orfani bianchi” ha spiazzato molti fedelissimi di Manzini che certo non si aspettavano una vicenda di dolore profondo come quella che vede protagonista Mirta, una giovane moldava che ha lasciato la famiglia e soprattutto suo figlio Ilie, per cercare lavoro a Roma, dove fa la badante. Una storia dura e cruda, raccontata con  efficacia narrativa, che  indaga un lato oscuro, ma reale, della nostra quotidianità e che ha il merito di fare riflettere su un tema centrale in una società sempre più vecchia.

Gabriele Pinna

BIELLA - Per fortuna il cambio di programmazione dell’ultimo minuto non ha obbligato i Rocco-dipendenti biellesi a scegliere se restare davanti alla tv questa sera, alle 21, per seguire su Rai Due la terza puntata della serie “Rocco Schiavone”, invece anticipata a mercoledì, o se presenziare all’incontro alla Libreria Vittorio Giovannacci con il papà del vicequestore letterario più famoso del momento, lo scrittore Antonio Manzini, che a Biella torna a distanza di un anno per presentare il suo ultimo romanzo “Orfani bianchi”.

Edito da Chiarelettere, non ha a che vedere con le amate avventure aostane e romane di Schiavone, ormai andate oltre il milione di copie per la felicità della Sellerio e di un pubblico sempre più appassionato, per una volta soddisfatto anche dalla trasposizione televisiva, fedele perchè sceneggiata dallo stesso Manzini e arricchita dalla perfetta interpretazione di Marco Giallini, di un cast di attori azzeccati e ben diretti dal regista Michele Soavi. Produzione talmente di qualità e seguita da circa tre milioni di italiani, da meritare anche le pretestuose interrogazioni parlamentari sulle canne che Rocco fuma nel suo ufficio in questura.

Inevitabile quindi, che questa sera durante l’incontro moderato dal collega Paolo La Bua, si parlerà anche del caso letterario degli ultimi anni, l’ultimo libro uscito in estate “7-7-2007” ha infatti stravenduto, affermandosi come migliore e più potente dei cinque romanzi della serie nata nel 2013, in cui l’autore svela molto del suo tormentato protagonista e mette da parte Aosta, teatro dell’esilio del poliziotto disilluso e politicamente scorretto, per portare in primo piano una Roma romantica e dannata, per Rocco e la sua Marina.

La pubblicazione di “Orfani bianchi” ha spiazzato molti fedelissimi di Manzini che certo non si aspettavano una vicenda di dolore profondo come quella che vede protagonista Mirta, una giovane moldava che ha lasciato la famiglia e soprattutto suo figlio Ilie, per cercare lavoro a Roma, dove fa la badante. Una storia dura e cruda, raccontata con  efficacia narrativa, che  indaga un lato oscuro, ma reale, della nostra quotidianità e che ha il merito di fare riflettere su un tema centrale in una società sempre più vecchia.

Gabriele Pinna