Lanificio Cerruti: gli esuberi sono 55

Saranno complessivamente 55 gli esuberi al Lanificio Cerruti : 46 nella produzione e 9 nei servizi. E? quanto stabilisce l’accordo tra l’azienda e i sindacati di settore (Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil), firmato nei giorni scorsi in Uib.
L’azienda, nel giugno scorso, aveva annunciato di dover procedere ad un piano di riorganizzazione che avrebbe comportato una sessantina di esuberi. In quest’ottica, erano pertanto iniziati gli incontri con i sindacati. Il piano, come illustrato dallo studio Arlati-Ghislandi di Milano che ha rappresentato Lanificio Cerruti al tavolo delle trattative, puntava a un recupero competitivo e a un rilancio della storica azienda. Il sindacato tessile, unitariamente, dopo l’incontro con i rappresentanti aziendali, aveva preso atto della situazione presentata e, pur riconoscendo l’utilita? di una riorganizzazione della Cerruti finalizzata a rilanciare l’azienda, aveva, fin da subito, concentrato lo sforzo per provare ad evitare il piu? possibile i licenziamenti. Sotto questo profilo, esso aveva proposto all’azienda di ridurre l’orario di lavoro per tutti i dipendenti. L’azienda, peraltro, non aveva mostrato posizioni preconcette o preclusive al riguardo, pur non nascondendo la difficolta? a percorrere tale ipotesi. Il 18 luglio, pero?, proprio le stesse organizzazioni sindacali avevano dovuto comunicare all’azienda che, purtroppo, la proposta aveva raccolto tra i lavoratori poco piu? del 30% delle adesioni. Cosi?, ci si era tornati a confrontare su un percorso finalizzato ad accompagnare in uscita gli esuberi nel modo meno impattante.
L’accordo firmato nei giorni scorsi prevede, per i 55 esuberi, l’utilizzo della cassa integrazione straordinaria (Cigs) per 12 mesi a partire da primo gennaio prossimo. Cio? consentira? di differire di un anno i licenziamenti, dando cosi? la possibilita? ai lavoratori di poter usufruire, al termine della Cigs, della cosiddetta Naspi introdotta con la riforma Fornero. Questo strumento di integrazione verra? calcolato, secondo le norme vigenti, facendo riferimento al tempo effettivo in cui il lavoratore ha lavorato durante i quattro anni precedenti. Il diritto alla percezione della Naspi spettera? per la meta? del tempo lavorato, quindi al massimo per due anni. Per i primi tre mesi, nel caso in cui la retribuzione media sia stata fino a 1.195 euro, la Naspi corrispondera? al 75% dell’ammontare (cifra lorda). Per stipendi superiori, essa prevede un ulteriore 25% calcolato sulla differenza. Dal quarto mese, pero?, la Naspi prevede anche una falcidia pari al 3% mensile fino al termine dell’erogazione della prestazione. «L’accordo raggiunto - spiega la segretaria di Filctem Cgil Biella, Gloria Missaggia - e? certamente importante e va nel senso di lenire, il piu? possibile, l’impatto: dare piu? tempo ai lavoratori per provare a rientrare nel mercato del lavoro e? sicuramente positivo. Ma e? una misura che rischia di restare assolutamente inefficace se tutte le altre parti sociali in causa, a cominciare dalle politiche territoriali sino ad arrivare ai piu? alti livelli, non decidono in modo prioritario di occuparsi dell’unica vera base su cui poggia il futuro del nostro territorio: il lavoro ossia la dignita? delle persone».
Giovanni Orso
Saranno complessivamente 55 gli esuberi al Lanificio Cerruti : 46 nella produzione e 9 nei servizi. E? quanto stabilisce l’accordo tra l’azienda e i sindacati di settore (Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil), firmato nei giorni scorsi in Uib.
L’azienda, nel giugno scorso, aveva annunciato di dover procedere ad un piano di riorganizzazione che avrebbe comportato una sessantina di esuberi. In quest’ottica, erano pertanto iniziati gli incontri con i sindacati. Il piano, come illustrato dallo studio Arlati-Ghislandi di Milano che ha rappresentato Lanificio Cerruti al tavolo delle trattative, puntava a un recupero competitivo e a un rilancio della storica azienda. Il sindacato tessile, unitariamente, dopo l’incontro con i rappresentanti aziendali, aveva preso atto della situazione presentata e, pur riconoscendo l’utilita? di una riorganizzazione della Cerruti finalizzata a rilanciare l’azienda, aveva, fin da subito, concentrato lo sforzo per provare ad evitare il piu? possibile i licenziamenti. Sotto questo profilo, esso aveva proposto all’azienda di ridurre l’orario di lavoro per tutti i dipendenti. L’azienda, peraltro, non aveva mostrato posizioni preconcette o preclusive al riguardo, pur non nascondendo la difficolta? a percorrere tale ipotesi. Il 18 luglio, pero?, proprio le stesse organizzazioni sindacali avevano dovuto comunicare all’azienda che, purtroppo, la proposta aveva raccolto tra i lavoratori poco piu? del 30% delle adesioni. Cosi?, ci si era tornati a confrontare su un percorso finalizzato ad accompagnare in uscita gli esuberi nel modo meno impattante.
L’accordo firmato nei giorni scorsi prevede, per i 55 esuberi, l’utilizzo della cassa integrazione straordinaria (Cigs) per 12 mesi a partire da primo gennaio prossimo. Cio? consentira? di differire di un anno i licenziamenti, dando cosi? la possibilita? ai lavoratori di poter usufruire, al termine della Cigs, della cosiddetta Naspi introdotta con la riforma Fornero. Questo strumento di integrazione verra? calcolato, secondo le norme vigenti, facendo riferimento al tempo effettivo in cui il lavoratore ha lavorato durante i quattro anni precedenti. Il diritto alla percezione della Naspi spettera? per la meta? del tempo lavorato, quindi al massimo per due anni. Per i primi tre mesi, nel caso in cui la retribuzione media sia stata fino a 1.195 euro, la Naspi corrispondera? al 75% dell’ammontare (cifra lorda). Per stipendi superiori, essa prevede un ulteriore 25% calcolato sulla differenza. Dal quarto mese, pero?, la Naspi prevede anche una falcidia pari al 3% mensile fino al termine dell’erogazione della prestazione. «L’accordo raggiunto - spiega la segretaria di Filctem Cgil Biella, Gloria Missaggia - e? certamente importante e va nel senso di lenire, il piu? possibile, l’impatto: dare piu? tempo ai lavoratori per provare a rientrare nel mercato del lavoro e? sicuramente positivo. Ma e? una misura che rischia di restare assolutamente inefficace se tutte le altre parti sociali in causa, a cominciare dalle politiche territoriali sino ad arrivare ai piu? alti livelli, non decidono in modo prioritario di occuparsi dell’unica vera base su cui poggia il futuro del nostro territorio: il lavoro ossia la dignita? delle persone».
Giovanni Orso