Tennis Atp, il biellese Napolitano agli Australian Open

Tennis Atp, il biellese Napolitano agli Australian Open
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Se il Challenger di Noumea è servito a Stefano Napolitano per riassaggiare il campo, dopo la pausa del mese di dicembre, oggi, al Melbourne Park, sarà tutta un’altra storia. Quando in Italia sarà da poco scoccata la mezzanotte, prenderanno il via le qualificazioni degli Australian Open, con il 21enne biellese pronto a lottare per conquistare un posto nel tabellone principale. In Nuova Caledonia la sconfitta al primo turno contro Menedez-Macerais non ha lasciato sensazioni ottimali, ma la finale raggiunta nel doppio, proprio in coppia con lo spagnolo, persa contro i francesi Halys-Lamasine (7/6(9); 6-1), ha permesso al tennista dei Faggi di trovare più fiducia e confidenza con l’ostico clima australiano. Ora Napolitano è a Melbourne, pronto a giocare il suo secondo Grande Slam della carriera.

Stefano, gli Us Open dello scorso settembre le sono serviti per rompere il ghiaccio. Cosa si aspetta da questi Australian Open e qual è il suo obbiettivo?

«Non credo di pormi un obiettivo di risultato. È un appuntamento importante ma lo vivrò come fosse un torneo qualunque. Siamo all'inizio della stagione e, ciò che voglio è trovare il prima possibile un buon ritmo e una buona attitudine durante il match: credo che questa sia la cosa più importante».

La scorsa settimana ha giocato il torneo Atp di Noumea. Risultati a parte, che sensazioni ha avuto? Ha “preso confidenza” con il caldo australiano?

«Purtroppo a Noumea non sono riuscito a trovare fin da subito un gran feeling, ma ho cercato di adattarmi il più possibile alle condizioni climatiche per arrivare qua a Melbourne preparato».

Un anno fa cominciava la stagione da numero 406, oggi occupa la 172esima posizione. Come si gestisce la pressione di doversi riconfermare?

«Sicuramente le aspettative sono più alte rispetto a un anno fa, però voglio affrontare questa stagione con la stessa attitudine dell'anno passato. Credo che trovare un buon equilibrio sia fondamentale per ottenere buoni risultati».

A proposito della scorsa stagione, come va la pubalgia?

«La pubalgia va meglio, anche se il lavoro per tenerla sotto controllo deve essere fatto quotidianamente e porta via del tempo e delle energie. È un infortunio fastidioso che spero possa sparire definitivamente il prima possibile».

Intraprenderà una partnership con Ivan Ljiubicic, tennista croato per anni ai vertici delle classifiche mondiali. Quanto sarà importante avere vicino qualcuno come lui in questo salto al “gradino superiore”?

«Preferisco non parlare di una persona con la quale devo ancora iniziare un percorso lavorativo. Lo incontrerò a Melbourne mercoledì».

Un mese fa si è allenato con Novak Djokovic (n° 2 del Ranking Atp) a Montecarlo, e in questi giorni si sta allenando con Roger Federer. Cosa vuol dire potersi confrontare con i migliori al mondo?

«Allenarsi con giocatori di alto livello è sicuramente una buona occasione per imparare e prendere qualcosa di utile da applicare al proprio gioco. È bello vedere l'attenzione che mettono nei dettagli e la loro continua voglia di fare meglio. Poter giocare con loro dà una grande motivazione per volersi migliorare e provare a fare ogni giorno qualcosa in più».

Luca Rondi

Se il Challenger di Noumea è servito a Stefano Napolitano per riassaggiare il campo, dopo la pausa del mese di dicembre, oggi, al Melbourne Park, sarà tutta un’altra storia. Quando in Italia sarà da poco scoccata la mezzanotte, prenderanno il via le qualificazioni degli Australian Open, con il 21enne biellese pronto a lottare per conquistare un posto nel tabellone principale. In Nuova Caledonia la sconfitta al primo turno contro Menedez-Macerais non ha lasciato sensazioni ottimali, ma la finale raggiunta nel doppio, proprio in coppia con lo spagnolo, persa contro i francesi Halys-Lamasine (7/6(9); 6-1), ha permesso al tennista dei Faggi di trovare più fiducia e confidenza con l’ostico clima australiano. Ora Napolitano è a Melbourne, pronto a giocare il suo secondo Grande Slam della carriera.

Stefano, gli Us Open dello scorso settembre le sono serviti per rompere il ghiaccio. Cosa si aspetta da questi Australian Open e qual è il suo obbiettivo?

«Non credo di pormi un obiettivo di risultato. È un appuntamento importante ma lo vivrò come fosse un torneo qualunque. Siamo all'inizio della stagione e, ciò che voglio è trovare il prima possibile un buon ritmo e una buona attitudine durante il match: credo che questa sia la cosa più importante».

La scorsa settimana ha giocato il torneo Atp di Noumea. Risultati a parte, che sensazioni ha avuto? Ha “preso confidenza” con il caldo australiano?

«Purtroppo a Noumea non sono riuscito a trovare fin da subito un gran feeling, ma ho cercato di adattarmi il più possibile alle condizioni climatiche per arrivare qua a Melbourne preparato».

Un anno fa cominciava la stagione da numero 406, oggi occupa la 172esima posizione. Come si gestisce la pressione di doversi riconfermare?

«Sicuramente le aspettative sono più alte rispetto a un anno fa, però voglio affrontare questa stagione con la stessa attitudine dell'anno passato. Credo che trovare un buon equilibrio sia fondamentale per ottenere buoni risultati».

A proposito della scorsa stagione, come va la pubalgia?

«La pubalgia va meglio, anche se il lavoro per tenerla sotto controllo deve essere fatto quotidianamente e porta via del tempo e delle energie. È un infortunio fastidioso che spero possa sparire definitivamente il prima possibile».

Intraprenderà una partnership con Ivan Ljiubicic, tennista croato per anni ai vertici delle classifiche mondiali. Quanto sarà importante avere vicino qualcuno come lui in questo salto al “gradino superiore”?

«Preferisco non parlare di una persona con la quale devo ancora iniziare un percorso lavorativo. Lo incontrerò a Melbourne mercoledì».

Un mese fa si è allenato con Novak Djokovic (n° 2 del Ranking Atp) a Montecarlo, e in questi giorni si sta allenando con Roger Federer. Cosa vuol dire potersi confrontare con i migliori al mondo?

«Allenarsi con giocatori di alto livello è sicuramente una buona occasione per imparare e prendere qualcosa di utile da applicare al proprio gioco. È bello vedere l'attenzione che mettono nei dettagli e la loro continua voglia di fare meglio. Poter giocare con loro dà una grande motivazione per volersi migliorare e provare a fare ogni giorno qualcosa in più».

Luca Rondi

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