Filatura fantasma evade mezzo milione

Filatura fantasma evade mezzo milione
Pubblicato:
Aggiornato:

La filatura lavorava a pieni giri, nascosta in una fabbrica dismessa. Non c’erano insegne, campanelli, buche delle lettere in prossimità di un ingresso anch’esso fatiscente come tutto l’edificio. Quei vecchi muri proteggevano un’impresa fantasma a tutti gli effetti. Non è stato facile stavolta per i finanzieri scoprire cosa stava succedendo in quella fabbrica apparentemente chiusa da tempo e concludere la verifica. Ci sono voluti giorni di appostamenti, in diverse fasce orarie, di giorno e di sera. Alla fine sono stati rilevati frequenti movimenti di persone che arrivavano e partivano in orari costanti. L’accesso è stato infine effettuato e l’ispezione dei finanzieri della Sezione operativa della Compagnia di Biella si è conclusa ed è stata a tutti gli effetti svolta nei confronti di un’impresa operante nella produzione di filati.

I militari sono riusciti a far emergere un’evasione fiscale che supera i 500mila euro. Il titolare della società “fantasma” è stato inoltre denunciato per aver distrutto l’intera contabilità al fine di impedire la ricostruzione dei redditi e del volume degli affari da sottoporre a tassazione. Si tratta di un reato penalmente rilevante che viene punito con la reclusione da diciotto mesi a sei anni.

L’ispezione tributaria, scaturita da input investigativi tipici delle funzioni di polizia economico-finanzia, è stata avviata dopo aver scoperto che l’imprenditore operava, in forma totalmente anonima, all’interno di un opificio apparentemente dismesso.

A seguito dell’accesso all’opificio, non essendo stata reperita alcuna documentazione contabile, i finanzieri hanno dovuto risalire ai clienti del contribuente infedele, attraverso gli innumerevoli appunti e numeri telefonici rinvenuti nei locali dell’impresa.

Risalendo alle fatture emesse, reperite presso i committenti, si è appreso che l’imprenditore distruggeva puntualmente le copie delle fatture che avrebbe dovuto conservare, in quanto destinate alla redazione delle dichiarazioni annuali obbligatorie in materia di Imposte Dirette ed Iva.

L’attività ispettiva, durante la quale sono state scandagliate le annualità dal 2011 al 2015, ha permesso di ricostruire un volume complessivo di ricavi non dichiarati al Fisco che supera 500.000 euro nonché un’Iva dovuta ma non versata, di poco inferiore ai 110mila euro.

«Continua incessante l’impegno delle Fiamme Gialle Biellesi - spiegano dal comando di via Addis Abeba -, nell’attività orientata al controllo del territorio e, nello specifico, nella lotta all’evasione fiscale, per tutelare gli interessi delle imprese che quotidianamente operano nella piena e completa osservanza della legge.

V.Ca.

La filatura lavorava a pieni giri, nascosta in una fabbrica dismessa. Non c’erano insegne, campanelli, buche delle lettere in prossimità di un ingresso anch’esso fatiscente come tutto l’edificio. Quei vecchi muri proteggevano un’impresa fantasma a tutti gli effetti. Non è stato facile stavolta per i finanzieri scoprire cosa stava succedendo in quella fabbrica apparentemente chiusa da tempo e concludere la verifica. Ci sono voluti giorni di appostamenti, in diverse fasce orarie, di giorno e di sera. Alla fine sono stati rilevati frequenti movimenti di persone che arrivavano e partivano in orari costanti. L’accesso è stato infine effettuato e l’ispezione dei finanzieri della Sezione operativa della Compagnia di Biella si è conclusa ed è stata a tutti gli effetti svolta nei confronti di un’impresa operante nella produzione di filati.

I militari sono riusciti a far emergere un’evasione fiscale che supera i 500mila euro. Il titolare della società “fantasma” è stato inoltre denunciato per aver distrutto l’intera contabilità al fine di impedire la ricostruzione dei redditi e del volume degli affari da sottoporre a tassazione. Si tratta di un reato penalmente rilevante che viene punito con la reclusione da diciotto mesi a sei anni.

L’ispezione tributaria, scaturita da input investigativi tipici delle funzioni di polizia economico-finanzia, è stata avviata dopo aver scoperto che l’imprenditore operava, in forma totalmente anonima, all’interno di un opificio apparentemente dismesso.

A seguito dell’accesso all’opificio, non essendo stata reperita alcuna documentazione contabile, i finanzieri hanno dovuto risalire ai clienti del contribuente infedele, attraverso gli innumerevoli appunti e numeri telefonici rinvenuti nei locali dell’impresa.

Risalendo alle fatture emesse, reperite presso i committenti, si è appreso che l’imprenditore distruggeva puntualmente le copie delle fatture che avrebbe dovuto conservare, in quanto destinate alla redazione delle dichiarazioni annuali obbligatorie in materia di Imposte Dirette ed Iva.

L’attività ispettiva, durante la quale sono state scandagliate le annualità dal 2011 al 2015, ha permesso di ricostruire un volume complessivo di ricavi non dichiarati al Fisco che supera 500.000 euro nonché un’Iva dovuta ma non versata, di poco inferiore ai 110mila euro.

«Continua incessante l’impegno delle Fiamme Gialle Biellesi - spiegano dal comando di via Addis Abeba -, nell’attività orientata al controllo del territorio e, nello specifico, nella lotta all’evasione fiscale, per tutelare gli interessi delle imprese che quotidianamente operano nella piena e completa osservanza della legge.

V.Ca.

Seguici sui nostri canali