Tragedia Mottarone, Perocchio torna libero: "Disperato per le vittime"
Le parole del Gip di Verbania: "Non ci sono indizi sufficienti di colpevolezza". L'ingegnere biellese risiede a Crocemosso
Tragedia Mottarone, Perocchio torna libero
"Non ci sono indizi sufficienti di colpevolezza su Luigi Nerini ed Enrico Perocchio". Sono le parole del Gip di Verbania, Donatella Banci Buonamici, che ha firmato le nuove disposizioni riguardanti le tre persone arrestate nei giorni scorsi per la tragedia della funivia del Mottarone avvenuta domenica 24 maggio 2021 in cui sono morte 14 persone. Va ai domiciliari Gabriele Tadini, il caposervizio della funivia del Mottarone, e tornano liberi Luigi Nerini, il gestore dell'impianto, e Enrico Perocchio, direttore di esercizio.
Le motivazioni
Per Tadini sono sufficienti i domiciliari, mentre nei confronti degli altri due indagati - tirati in ballo dal capo servizio - non sussisterebbero i gravi indizi necessari per una misura cautelare. Il gip ha valutato ha creduto "alla dichiarazione di estraneità di Nerini e Perocchio che hanno scaricato la scelta" dell'uso dei blocchi al freno "su Tadini". Così il procuratore di Verbania, Olimpia Bossi, ha riassunto fuori dal carcere le motivazioni per le quali il giudice ha rimesso in libertà il gestore e il direttore d'esercizio della funivia.
Le dichiarazioni
"Sono contento di tornare dalla mia famiglia, ma sono disperato per le quattordici vittime". Lo ha detto il direttore di esercizio della funivia del Mottarone, Enrico Perocchio, lasciando il carcere di Verbania dopo che il gip lo ha rimesso in libertà. L'uomo è residente a Crocemosso, nel Comune di Valdilana, dove vive con la famiglia. "L'errore è stato mettere i forchettoni per ovviare ad un problema che si sarebbe risolto - ha aggiunto -. Se avessi saputo che erano stati messi non avrei avvallato la scelta, in carcere stavo male per le persone mancate e per la mia famiglia". Perocchio, parlando con i cronisti, ha spiegato che non riesce a darsi una spiegazione su cosa sia successo alla fune che si è spezzata. "Tutte le manutenzioni sono state fatte - ha aggiunto - ora vedremo dalle analisi, io quel giorno sono partito immediatamente appena ho saputo della strage, mi sono sentito morire quando ho saputo delle accuse dei pm, ho sentito come un macigno addosso". Ha chiarito che "fisicamente non toccava a me guardare" se i forchettoni sui freni erano rimasti inseriti. "Non so perché Tadini abbia detto che io ho avvallato la sua scelta", ha proseguito spiegando ancora che "questa tragedia la ricorderò tutta la vita". Perocchio ha detto inoltre di non avere "mai ricevuto da Nerini", il gestore dell'impianto, "pressioni per mantenere la funivia aperta".
Le testimonianze
Intanto dalle dichiarazioni dei dipendenti della funivia del Mottarone, tutte riportate nell'atto, "appare evidente il contenuto fortemente accusatorio nei confronti del Tadini", il caposervizio dell'impianto, perché "tutti concordemente hanno dichiarato che la decisione di mantenere i ceppi era stata sua, mentre nessuno ha parlato del gestore o del direttore di servizio", ha scritto il gip di Verbania nell'ordinanza con cui ha disposto i domiciliari per Tadini e ha rimesso in libertà gli altri due fermati, spiegando che quelle dichiarazioni "smentiscono" la "chiamata in correità" fatta da Tadini.