Nel 2016, a Biella, venduti 555.895 voucher lavoro

Superano quota mezzo milione i voucher da 10 euro venduti nel Biellese durante il solo 2016. Il dato arriva dall’Inps e, secondo Cgil Biella, conferma indirettamente l’abbassamento della qualità del lavoro sul territorio. Se, in provincia di Biella, il tasso di occupazione nel 2016 è rimasto stabile, a migliorare è stato, invece, quello di disoccupazione, passato dal 9,3% del 2015 al 7,9% (il più basso dell’ultimo quinquennio). A migliorare è stato anche il tasso relativo alla disoccupazione della popolazione giovanile (dal 25,7% al 18,1%, nella fascia 15-29 anni), mettendo a segno la flessione più rilevante fra le province piemontesi. «In questo contesto - dice l’assessore regionale al Lavoro, Gianna Pentenero - la performance di Biella, stando almeno ai principali indicatori utilizzati, appare migliore di quella media regionale» Tempo di brindare, allora? Non esattamente: la statistica, si sa, è fatta di numeri e di percentuali. Dietro le aride cifre, stanno fenomeni complessi. E la riduzione del tasso di disoccupazione (in sè cosa buona e giusta) per essere correttamente valutata non può essere disgiunta dalla considerazione contestuale di altri fenomeni: il calo demografico in atto sul territorio, il tasso di anzianità fra i più alti del Paese e, soprattutto, la qualità del lavoro. Già, perché a spingere i dati statistici non sono tanto i contratti a tempo indeterminato (che, anzi, nel 2016, nel Biellese calano addirittura del 34,8%), ma forme più precarie, a cominciare proprio dai voucher. Quello dei voucher, infatti, è problema delicato: il Governo sta cercando di preparare un provvedimento che possa evitare il referendum popolare promosso dalla Cgil e che dovrebbe tenersi il 28 maggio prossimo. Eppure, i dati sono chiarissimi: a Biella, nel 2016, secondo l’Inps, sono stati venduti ben 555.895 voucher da 10 euro. Il dato Inps, se confrontato con quello della stima del Rapporto Uil sui voucher 2015, dice sostanzialmente che l’anno scorso la corsa dei voucher non si è fermata ma è continuata. In Piemonte, sempre dati Inps alla mano, nel 2016 sono stati venduti 10.875.563 voucher. Ma dove sono finiti i 555.895 voucher venduti nel 2016 nel Biellese? Le categorie classiche, quelle per cui i voucher potrebbero avere una funzione razionale (per esempio l’agricoltura, il giardinaggio o i servizi domestici) delineano una certa frammentarietà contro la massa compatta di 269.589 voucher confluiti tutti nella categoria “Altra attività non classificata”: «Quella in cui finisce per entrare di tutto, anche l’industria in senso stretto» dice la segretaria di Cgil Biella, Marvi Massazza Gal. Così, per i Lavori agricoli, sono stati venduti solo 3.006 voucher, per i Lavori di pulizia giardini, 31.911, per i Lavori domestici, 28.176, per le Manifestazioni sportive o culturali, 16.550, per il Commercio, 99.195, per i Servizi, 47.611, per il Turismo, 55.376, per le Restanti attività, 4.481. Se a tutti questi voucher, sparpagliati nel variegato panorama delle diverse categorie, si somma la massa dei 269.589 voucher venduti solo per “Altra attività non classificata”, il totale è di 555.895 voucher venduti nel Biellese . «Un ammontare che è circa pari a quello dei voucher complessivamente venduti in tutta Italia quando questo strumento venne inaugurato nel 2008 - commenta Marvi Massazza Gal -. E questo dato, da solo, smentisce chi afferma che il “fenomeno voucher” riguardi soltanto una platea ridotta di lavoratori: la verità è che, a fronte di un tasso di disoccupazione che scende, la qualità del lavoro si fa sempre più precaria. E a questa precarizzazione sono corrivi e i fenomeni della flessione dei contratti a tempo indeterminato e il ricorso massiccio ai voucher che rappresentano la forma priva di effettive garanzie e tutele: il dato sulla minor disoccupazione, letto a freddo, dice pertanto che chi ha trovato lavoro nel 2016 lo ha spesso trovato in modo più precario. Non solo, ma i voucher, in proiezione, rappresentano anche un forte elemento di instabilità per tutto il sistema: oggi, nella migliore delle ipotesi, un voucherista, per poter maturare 20 anni di anzianità contributiva deve lavorare continuativamente per 35 anni, ossia 15 anni in più. Alla fine, egli conseguirà un assegno di 208,43 euro al mese. Basterebbe solo questo particolare per far capire non solo l’ingiustizia nei confronti del lavoratore, ma anche, in un’ottica di medio-lungo periodo, il pericolo per la sostenibilità del sistema sociale e pensionistico del futuro che si cela dietro ogni voucher».
Giovanni Orso
Superano quota mezzo milione i voucher da 10 euro venduti nel Biellese durante il solo 2016. Il dato arriva dall’Inps e, secondo Cgil Biella, conferma indirettamente l’abbassamento della qualità del lavoro sul territorio. Se, in provincia di Biella, il tasso di occupazione nel 2016 è rimasto stabile, a migliorare è stato, invece, quello di disoccupazione, passato dal 9,3% del 2015 al 7,9% (il più basso dell’ultimo quinquennio). A migliorare è stato anche il tasso relativo alla disoccupazione della popolazione giovanile (dal 25,7% al 18,1%, nella fascia 15-29 anni), mettendo a segno la flessione più rilevante fra le province piemontesi. «In questo contesto - dice l’assessore regionale al Lavoro, Gianna Pentenero - la performance di Biella, stando almeno ai principali indicatori utilizzati, appare migliore di quella media regionale» Tempo di brindare, allora? Non esattamente: la statistica, si sa, è fatta di numeri e di percentuali. Dietro le aride cifre, stanno fenomeni complessi. E la riduzione del tasso di disoccupazione (in sè cosa buona e giusta) per essere correttamente valutata non può essere disgiunta dalla considerazione contestuale di altri fenomeni: il calo demografico in atto sul territorio, il tasso di anzianità fra i più alti del Paese e, soprattutto, la qualità del lavoro. Già, perché a spingere i dati statistici non sono tanto i contratti a tempo indeterminato (che, anzi, nel 2016, nel Biellese calano addirittura del 34,8%), ma forme più precarie, a cominciare proprio dai voucher. Quello dei voucher, infatti, è problema delicato: il Governo sta cercando di preparare un provvedimento che possa evitare il referendum popolare promosso dalla Cgil e che dovrebbe tenersi il 28 maggio prossimo. Eppure, i dati sono chiarissimi: a Biella, nel 2016, secondo l’Inps, sono stati venduti ben 555.895 voucher da 10 euro. Il dato Inps, se confrontato con quello della stima del Rapporto Uil sui voucher 2015, dice sostanzialmente che l’anno scorso la corsa dei voucher non si è fermata ma è continuata. In Piemonte, sempre dati Inps alla mano, nel 2016 sono stati venduti 10.875.563 voucher. Ma dove sono finiti i 555.895 voucher venduti nel 2016 nel Biellese? Le categorie classiche, quelle per cui i voucher potrebbero avere una funzione razionale (per esempio l’agricoltura, il giardinaggio o i servizi domestici) delineano una certa frammentarietà contro la massa compatta di 269.589 voucher confluiti tutti nella categoria “Altra attività non classificata”: «Quella in cui finisce per entrare di tutto, anche l’industria in senso stretto» dice la segretaria di Cgil Biella, Marvi Massazza Gal. Così, per i Lavori agricoli, sono stati venduti solo 3.006 voucher, per i Lavori di pulizia giardini, 31.911, per i Lavori domestici, 28.176, per le Manifestazioni sportive o culturali, 16.550, per il Commercio, 99.195, per i Servizi, 47.611, per il Turismo, 55.376, per le Restanti attività, 4.481. Se a tutti questi voucher, sparpagliati nel variegato panorama delle diverse categorie, si somma la massa dei 269.589 voucher venduti solo per “Altra attività non classificata”, il totale è di 555.895 voucher venduti nel Biellese . «Un ammontare che è circa pari a quello dei voucher complessivamente venduti in tutta Italia quando questo strumento venne inaugurato nel 2008 - commenta Marvi Massazza Gal -. E questo dato, da solo, smentisce chi afferma che il “fenomeno voucher” riguardi soltanto una platea ridotta di lavoratori: la verità è che, a fronte di un tasso di disoccupazione che scende, la qualità del lavoro si fa sempre più precaria. E a questa precarizzazione sono corrivi e i fenomeni della flessione dei contratti a tempo indeterminato e il ricorso massiccio ai voucher che rappresentano la forma priva di effettive garanzie e tutele: il dato sulla minor disoccupazione, letto a freddo, dice pertanto che chi ha trovato lavoro nel 2016 lo ha spesso trovato in modo più precario. Non solo, ma i voucher, in proiezione, rappresentano anche un forte elemento di instabilità per tutto il sistema: oggi, nella migliore delle ipotesi, un voucherista, per poter maturare 20 anni di anzianità contributiva deve lavorare continuativamente per 35 anni, ossia 15 anni in più. Alla fine, egli conseguirà un assegno di 208,43 euro al mese. Basterebbe solo questo particolare per far capire non solo l’ingiustizia nei confronti del lavoratore, ma anche, in un’ottica di medio-lungo periodo, il pericolo per la sostenibilità del sistema sociale e pensionistico del futuro che si cela dietro ogni voucher».
Giovanni Orso