il caso

Enzo Bianchi: "Poste condizioni disumane e offensive della dignità per addio a Bose"

Enzo Bianchi torna a parlare. Lo fa in un lungo comunicato dal suo blog, usando toni duri dopo il suo allontanamento dalla comunità monastica di Bose

Enzo Bianchi: "Poste condizioni disumane e offensive della dignità per addio a Bose"
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Enzo Bianchi torna a parlare. Lo fa in un lungo comunicato dal suo blog, usando toni duri dopo il suo allontanamento dalla comunità monastica di Bose, nel Biellese, da lui fondata 56 anni fa, voluto dalla Santa Sede.

Lo scontro con il Vaticano

Lo scontro è nato dopo l'ispezione della Santa Sede «in seguito a serie preoccupazioni pervenute da più parti che segnalavano una situazione tesa e problematica per quanto riguarda l’esercizio dell’autorità del fondatore, la gestione del governo e il clima fraterno». La Santa Sede aveva stabilito che Bianchi dovesse «trasferirsi in altro luogo, decadendo da tutti gli incarichi attualmente detenuti».

Le parole di Bianchi

Per il suo trasferimento, spiega Bianchi, erano state poste condizioni «disumane ed offensive della dignità» sua e dei confratelli che lo avrebbero accompagnato nella nuova destinazione di Cellole, in Toscana. Bianchi si era dimesso da priore nel 2017, a vantaggio di Luciano Manicardi. Alla base dell’ispezione del Vaticano, ci sarebbe stato proprio il problematico passaggio di consegne al nuovo priore della comunità monastica. Bianchi conclude: «Dall’inizio di febbraio, ho ricominciato la ricerca di una dimora in cui poter vivere la vita monastica e praticare l’ospitalità come sempre ho fatto tutta la mia vita a Bose: alla mia vocazione non intendo rinunciare. Non ho nulla in più da comunicare almeno per ora. Giudicate voi».

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