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La classifica dei virologi, dal più presente al più incoerente

Fabrizio Pregliasco pigliatutto, bene anche Locatelli, Galli e Ricciardi. Zangrillo e Gismondo lontani dal podio.

La classifica dei virologi, dal più presente al più incoerente
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In tempo di Covid il virologo va via come il pane (in copertina il finto album delle figurine che a mo' di sfottò ormai circola già dalla prima fase della pandemia). Ce ne eravamo già accorti, ma a sistematizzare non soltanto la presenza bensì la coerenza delle dichiarazione degli scienziati - diventati ormai volti noti per gli italiani - ci ha pensato Reputation Science: società italiana di analisi e gestione della reputazione.

Sono state analizzate, infatti, le dichiarazioni di 12 virologi, medici ed esperti che hanno avuto visibilità sul web dal 1° febbraio al 20 novembre 2020 in merito alla pandemia. Ecco cosa è emerso: da chi fa più presenze, a chi è riuscito a mantenere credibilità. Qualcuno ne esce con le ossa rotte.

Rischio infodemia

Partiamo dalla prima considerazione, che analizza il quadro generale: la sovraesposizione mediatica dei virologi non ha aiutato a fare chiarezza sul Coronavirus. Anzi, secondo lo studio del Reputation Science ha contribuito ad alimentare l’infodemia ovvero la messa in circolo di una quantità eccessiva di informazioni poco chiare che contribuisce alla confusione. Sono state analizzate centinaia di dichiarazioni pubbliche degli esperti sulla pandemia, individuandone oltre 120 che hanno avuto impatto mediatico significativo, generando oltre 70mila contenuti online tra web e social network. Durante i dieci mesi presi in esame, ogni giorno, le esternazioni degli esperti hanno generato circa 234 contenuti sul web; allo stesso tempo, secondo le analisi effettuate da Reputation Science, ogni dichiarazione ha generato in media 586 contenuti online in totale. L'efficacia degli esperti è stata valutata sotto due aspetti: indice di allerta e indice di coerenza.

Indice di allerta

L’indice di allerta ha indicato l’opinione media degli esperti in merito alle soluzioni per contenere la pandemia secondo una scala che va da -5 (misure di contenimento minime) a +5 (misure di contenimento massime): stando a questa analisi il più prudente risulta essere stato il direttore dell’Istituto Galeazzi di Milano Fabrizio Pregliasco, seguito da Walter Ricciardi, Massimo Galli, Franco Locatelli e Roberto Burioni (+4,5/+3,5) mentre agli ultimi posti della classifica figurano Alberto Zangrillo (che seppur multimediatico però virologo non è) e Matteo Bassetti, che hanno posizioni totalmente opposte ai primi. Nel dettaglio, per 6 virologi su 12 il virus SARS-CoV-2 è molto pericoloso, gli altri 6 hanno affermato almeno una volta che non ha un’elevata mortalità ; il lockdown trova il favore di tre quarti del campione, mentre un quarto è contrario; favorevoli al coprifuoco solo 6 esperti; più di un virologo su due non ritiene affidabili i dati diffusi dal Governo sull’andamento della pandemia; persino sull’App Immuni, strumento pubblicamente sostenuto dal Governo per monitorare il contagio, non vi è unanimità: lo ritengono utile solo 8 virologi su 12.

Indice di coerenza

L’analisi ha fatto emergere non solo un volume di contenuti generati dagli esperti estremamente rilevante, ma anche un doppio livello di incoerenza nelle dichiarazioni rilasciate. Molti esperti hanno cambiato approccio nei vari mesi. Reputation Science ha misurato in una scala da 1 a 10 la coerenza delle dichiarazioni pubbliche di ciascun esperto nel corso del periodo preso in analisi, che sono state in grado di generare picchi di visibilità. L’indice è stato ricavato calcolando la varianza fra le diverse opinioni espresse dal soggetto nel tempo. Il punteggio ottenuto tiene quindi conto delle diverse posizioni assunte nel corso della pandemia e spiega come e quanto sia cambiata la sua opinione.

Fabrizio Pregliasco con 9,67 presenta l’indice di coerenza più alto, seguito con poco distacco da Franco Locatelli (9,11); a seguire: Matteo Bassetti (8,02); Massimo Galli (7,57); Antonella Viola (7,49); Walter Ricciardi (6,41); Roberto Burioni (4,21); Alberto Zangrillo (4,13); Ilaria Capua (3,95); l’indice di coerenza più basso è dei tre esperti le cui dichiarazioni sono state più incoerenti nel periodo di riferimento: al decimo posto Giorgio Palù con un indice di coerenza di 3,09, all’undicesimo Andrea Crisanti (3,05), al dodicesimo Maria Rita Gismondo (0,75).

Doppio oro per Pregliasco

Secondo Reputation Science Pregliasco è l’esperto che negli ultimi nove mesi, più di tutti, ha messo in guardia sulla pericolosità del virus e sulle necessità di imporre delle restrizioni: il suo indice di allerta, su una scala da -5 a +5, è infatti +4,45. Preso di mira con insulti e minacce social per aver invitato alla cautela, Pregliasco ha mantenuto nei mesi un orientamento coerente (9,67/10): favorevole a lockdown mirati, esclude l’obbligatorietà per il vaccino antinfluenzale ma la suggerisce per quanto riguarda il vaccino per il coronavirus. Le sue ultime parole analizzate sono del 17 novembre, quando stima che entro una settimana avremmo raggiunto il picco di contagi della seconda ondata. I numeri gli stanno dando ragione.

E la presenza?

Veniamo ora al risvolto più pop della vicenda: chi è lo scienziato che è stato più presente e sovraesposto mediaticamente? Inizialmente Roberto Burioni, che ha però deciso successivamente di eclissarsi; il suo testimone è stato raccolto da Andrea Crisanti dall'estate ad oggi.

"Eccessivo e incoerente"

"Dalle analisi emerge in modo molto chiaro come il flusso di comunicazione innescato dagli esperti sia stato eccessivo e incoerente. Purtroppo, stiamo assistendo a molti singoli professionisti che stanno utilizzato la ribalta mediatica per promozione personale e ad un gruppo di esperti che sta progressivamente perdendo la propria capacità di svolgere un ruolo di guida"

lapidario Auro Palomba, Presidente della società che ha effettuato le analisi.

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