pene e sanzioni

Approvata la legge contro le aggressioni al personale sanitario

Prevista la reclusione fino a 16 anni e sanzioni da 500 a 5mila euro.

Approvata la legge contro le aggressioni al personale sanitario
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Il ddl Aggressioni è legge, è stato approvato nei giorni scorsi all'unanimità: prevista reclusione fino a 16 anni e sanzioni da 500 a 5mila euro.

Approvato il ddl Aggressioni

Il parlamento ha approvato il disegno di legge che punisce con la reclusione da 4 a 10 anni (per lesioni gravi) e da 8 a 16 anni (per lesioni gravissime) e con sanzioni da 500 a 5 mila euro chi si rende responsabile di aggressioni verso gli operatori del settore sanitario. Non solo, la legge prevede anche protocolli operativi con le forze di polizia per garantire interventi tempestivi e l’istituzione di un “Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie” presso il Ministero della Salute con lo scopo di monitorare  episodi di violenza ed eventi sentinella che potrebbero degenerare in episodi violenti. Con la nuova legge viene inoltre istituita la “Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari”.

Nursind: "Legge incompleta"

“Avremmo voluto salutare l’approvazione definititva del provvedimento con una promozione a pieni voti. Avrebbe significato accettare di buon grado il ritardo nella conclusione dell’iter, a fronte di una legge arricchita e più efficace. Ma purtroppo non è così. Non possiamo fare altro che confermare i passi indietro”. Andrea Bottega, segretario nazionale del NurSind infermieri, commenta così l’approvazione definitiva del ddl sulla sicurezza per gli esercenti delle professioni sanitarie, che da oggi è legge. Nursind punta l’indice contro la retromarcia fatta sul fronte delle tutele post aggressione del lavoratore: “Non vogliamo essere disfattisti - osserva il sindacato - ma la legge su questo rimane incompleta. Prevedere l’obbligo della procedura d’ufficio da parte delle aziende sanitarie nei processi che coinvolgono operatori sanitari vittime d’aggressione, conclusione cui era giunto giustamente il lavoro delle Commissioni, avrebbe rappresentato un passo avanti importante. L’amara conclusione è che gli infermieri devono difendersi da soli - attacca Bottega - Lo Stato non difende i suoi dipendenti”.  Rimane la soddisfazione per le novità riguardanti l’Osservatorio sulla sicurezza, istituito dalla legge, che è stato “finalmente allargato anche ai rappresentanti delle categorie sindacali”. “Si tratta di una richiesta che avevamo avanzato con forza, ma non certo per manie di protagonismo – continua il sindacalista -. Era semplicemente assurdo pensare di intervenire su una problematica che interessa i lavoratori in assenza di chi istituzionalmente è titolato a rappresentarli. Su tale aspetto, dunque, hanno prevalso la logica e il buon senso. Troppo poco, però, per dirci soddisfatti. A maggior ragione in questa difficilissima emergenza che l’intero Paese ha vissuto e sta vivendo e che gli operatori sanitari si sono responsabilmente caricati sulle loro spalle”.

Soddisfazione per il presidente CRI Francesco Rocca

“Sono ormai anni che denunciamo, attraverso la campagna “Non sono un Bersaglio” – sottolinea Francesco Rocca, Presidente della Croce Rossa Italiana – le inaccettabili violenze ai danni dei soccorritori. Un’apparente assurdità, tuttavia sempre più diffusa. Siamo molto soddisfatti: una legge difende con più forza il lavoro di ogni operatore sanitario. Come Presidente dell’Associazione di volontariato più grande d’Italia, con un’antica tradizione nel primo soccorso, sono lieto che rispetto al testo iniziale sia stata inserita a pieno titolo anche la figura del volontario, inizialmente non prevista. Continueremo a monitorare la situazione, anche attraverso il nostro Osservatorio, appositamente istituito”.

“E’ grande la soddisfazione di chi, come noi, opera nel mondo del soccorso. Vorrei anche sottolineare - dichiara Rosario Valastro, Vicepresidente Nazionale Croce Rossa Italiana – che abbiamo lavorato, dialogando con le Istituzioni, per l’inserimento e l’incremento nel testo di campagne informative e di sensibilizzazione perché, come da tradizione di Croce Rossa, intendiamo fare informazione ed educazione. La cultura viene prima di tutto”.

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