La testimonianza

Studentessa in università senza Green Pass fa sospendere la lezione. "Ho subito un linciaggio". Ma la docente...

Protagonista della vicenda è Silvia Ramella Pezza, originaria di Biella, studentessa di filosofia all'Università di Bologna. L'insegnante, però, racconta una storia diversa.

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"Sono qui a titolo individuale per raccontarvi del mio giorno di straordinaria follia". Ha introdotto così il suo discorso la giovane studentessa No Green Pass che a in piazza a Bologna ha deciso di dare testimonianza di quanto le è accaduto di fronte ad una folla di decine e decine di persone. Silvia Ramella Pezza, originaria di Biella, ma studentessa di filosofia all'Università di Bologna, si è trovata al centro di un ciclone mediatico dopo essersi presentata in aula senza lasciapassare, rifiutando poi di andarsene e costringendo così il docente a sospendere la lezione.

In università senza Green Pass: si rifiuta di andarsene, il prof sospende la lezione

Sta tenendo banco nelle ultime ore la storia della studentessa universitaria No Green Pass Silvia Ramella Pezza. La giovane, originaria di Biella, ma iscritta a Filosofia all'università di Bologna, ha deciso di raccontare in piazza, di fronte a decine e decine di persone, l'esperienza che le è accaduta durante una lezione nell'ateneo bolognese.

Nonostante sia obbligatorio il Green Pass per partecipare in presenza alle lezioni universitarie, Silvia si era presentata in aula senza lasciapassare. Invitata a  uscire, come da normativa, la giovane si è rifiutata. Il docente, per questo motivo, ha dovuto sospendere la lezione, scatenando la rabbia di tutti gli altri studenti, circa una cinquantina, presenti in aula. Alcuni di loro, inferociti, avrebbero insultato Silvia chiedendole di rimborsare loro il biglietto del treno usato per raggiungere la facoltà.

Le parole di Silvia

"Innanzitutto sono qua a titolo individuale - afferma Silvia - per condividere con voi la mia breve testimonianza di un giorno di straordinaria follia che riguarda la mia entrata in università senza esibire l'infame tessera verde. Già dall'inizio delle lezioni ho deciso di non aderire a questo strumento di controllo e di discriminazione e mi sono sempre presentata in aula. Sono stata invitata ad uscire da parte di chi mi controlla e mi è stato detto che non ho il diritto di seguire lezioni che la mia famiglia paga con una generosa se non esagerata dose di tasse annuali. Mi è stato detto che mi sarei dovuta allontanare dalla struttura o in caso contrario rendermi responsabile dell'annullamento della lezione. Quello di cui voglio parlarvi oggi, è stata la reazione di violenza spropositata che scaturisce da chi si sente protetto da queste normative illegittime e legittimato all'odio. La reazione dei miei compagni di corso a seguito dell'annullamento della lezione è stata quella di riversare l'estremo emblema della divisione sociale su di me con urla di scherno, insulti e pretese da parte dei pendolari di essere rimborsati per il costo del biglietto, con tanto di incitazione ad andarsene e a non ripresentarsi, per non parlare del mancato tentativo della professoressa di sedare il linciaggio. Fuori dall'università un gruppo di miei colleghi si è riunito per minacciarmi con frasi del tipo che se fossi stata un ragazzo le avrei già prese. Dimostrazione di disprezzo di colleghe che si scansavano comunicandomi di non voler essere contagiate".

"Non solo ci spingono a subordinare il nostro diritto allo studio all'infame ricatto - conclude Silvia -, ma lo fanno con la complicità di chi non vuole vedere nel Green Pass un mezzo di controllo. Non solo ci spingono all'odio l'uno contro l'altro, ma lo fanno con tanto di ipocrisia perché il rettore universitario nella mail del prossimo open day parla di una giornata di inclusione e di accoglienza. Non solo vengo trattata come una malata senza esserlo, ma mi pare chiaro che lo si fa solo nei termini di convenienza, con le conseguenze psicologiche di questo gesto che non vengono considerate. Penso che la disobbedienza civile sia un diritto e un dovere. Dopo il 15 sarà un dovere di chiunque voglia rendersi complice dell'assassinio della libertà".

La versione della docente

Sulla questione è intervenuta Luisa Lugli, la docente della lezione in questione, che sulle pagine locali di Repubblica ha raccontato una versione un po' diversa rispetto a quella della studentessa.

"Il personale mi ha comunicato che era presente una studentessa sprovvista di certificazione. Io l’ho invitata a uscire, a lasciare l’aula. E lei ha ribadito la sua volontà di rimanere. Quindi ho interrotto la lezione. Prima di farlo ho sentito il direttore. Secondo il protocollo di ateneo, noi docenti siamo tenuti a richiamare il corretto comportamento degli studenti, per salvaguardare la sicurezza di tutti.  Che io abbia visto non c’è stata nessuna aggressione, soltanto uno scambio di opinioni contrastanti. Anche perché, se fosse avvenuto in aula, chiaramente sarei dovuta intervenire. Ho riavuto lezione il giorno dopo, e anche oggi, e la ragazza non si è più presentata. Penso fosse la prima volta che veniva al mio corso, quantomeno in presenza”.

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